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Cristina Costarelli
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   24 Maggio 2022

Maturità 2022, i presidi: “Presidenti di commissione difficili da trovare”.
Alla base c’è spesso lunghezza e impegno dell’incarico
In vista dell’esame di Stato 2022, Skuola.net ha cercato di fare luce su una delle figure chiave della Maturità. Chi può fare il Presidente di Commissione e quale ruolo svolge?
A un mese esatto dall'inizio dell'esame di Stato 2022 , gli studenti non hanno ancora in mano la “lista” completa di chi li dovrà giudicare nei giorni delle prove. Manca, infatti, uno dei tasselli più importanti:
la composizione delle commissioni e soprattutto l'identità dei Presidenti esterni .Questi ultimi, in particolare, saranno rivelati tra la fine di maggio e l'inizio del mese di giugno. Nel frattempo,
Skuola.net ha provato a giocare d'anticipo chiedendo a chi potrebbe avere maggiori informazioni a riguardo. Come Cristina Costarelli , Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio e dirigente del Liceo “Newton” di Roma. A cui è stato chiesto, tra le altre cose, di fare luce sulla figura del Presidente di commissione e sul ruolo che è chiamato a svolgere,  ma anche di spiegare come mai ogni anno si registrino non poche difficoltà nella ricerca di queste figure.
Il ruolo del Presidente esterno di commissione
La prima domanda che è stata sottoposta alla preside del “Newton” è stata proprio sulle mansioni del Presidente esterno: quali sono? E qual è il suo ruolo? In merito, la dirigente scolastica è stata molto chiara: ”Il ruolo del Presidente esterno è un ruolo che ha alcune azioni caratterizzanti. Innanzitutto, si occupa di organizzare le operazioni in seguito al proprio insediamento, che avviene due giorni prima dell'esame, quindi quest'anno il 20 giugno. Verifica la regolarità dello svolgimento delle prove, gestisce le procedure e poi, dal punto di vista valutativo, ha lo scopo di essere un occhio esterno”.
Il Presidente, dunque, in seno a una commissione che anche quest’anno sarà quasi completamente composta da professori “interni”, garantisce l'oggettività della valutazione, visto che da persona esterna che non conosce gli studenti li valuta con “un'impressione più oggettiva e distaccata rispetto ai docenti che li conoscono”. La preside del “Newton” ha poi marcato la differenza con gli anni passati, sottolineando come prima del Covid, le Commissioni fosse più bilanciate: ”C'è da dire che fino a tre anni fa, fino al 2019, c'erano anche i Commissari esterni, quindi c'erano tre commissari interni e tre esterni: era una versione più equilibrata. Dal 2020, il Presidente è l'unica figura esterna, quindi da un certo punto di vista ancora più necessaria, perché è importante che le procedure di esame abbiano una verifica esterna”.
Nonostante il Presidente esterno rivesta certamente un ruolo centrale durante l'esame, la Maturità 2022 non sarà però un “one man show”. Il Presidente non dispone, infatti, di alcune facoltà particolari che possano in qualche modo porlo al di sopra degli altri membri di Commissione: ”Il voto del Presidente vale come quello degli altri, quindi dal punto di vista delle decisioni non ha prevalenza. Normalmente non si arriva a votazione su tutte le situazioni, perché quando c'è un accordo comune e dialogativo non c'è bisogno di andare a votare: ma quando si va a votare il suo voto vale uno”.
Come viene scelto il Presidente esterno di commissione?
A questo punto la domanda sorge spontanea: quali sono i requisiti per ricoprire questa prestigiosa carica? E come si viene scelti? Stando a quanto ci dice la Presidente Costarelli, in alcuni casi si è addirittura obbligati a presentare domanda: ”Sono tenuti a farlo tutti i dirigenti delle scuole del secondo ciclo, quindi superiori, i quali devono presentare istanza online tra fine marzo e inizio aprile. Possono, ma non devono, i dirigenti delle scuole del primo ciclo e i docenti non impegnati come commissari interni negli esami delle proprie scuole, che abbiano almeno dieci anni di ruolo. Possono svolgere questo ruolo anche i docenti in pensione”.
Quanto invece alla scelta del Presidente, la preside è abbastanza chiara: non vengono scelti da nessuno. ”Tutti coloro che ne fanno domanda - precisa - vengono inseriti in una sorta di albo regionale dei presidenti di commissione, perché i presidenti vengono definiti a livello regionale. Quando fanno domanda scelgono una provincia e un comune dove fare i Presidenti. Quando si fa la domanda si possono indicare sei distretti scolastici per le scuole che si vogliono avere assegnate; non si scelgono le scuole, ma i distretti. Il distretto è un'area territoriale ormai in disuso, più ristretto degli ambiti territoriali che abbiamo adesso. Chi fa domanda può ordinarle in base alla priorità”.
E' chiaro però come l'obbligo di presentare domanda per i dirigenti delle scuole superiori non riesca a far fronte all'enorme domanda sul territorio italiano. Questi rappresentano solo “una minima parte di quelli che servono nelle commissioni”. Va da sé che i dirigenti del secondo ciclo non sono minimamente sufficienti. Perché ogni Commissione è formata da due classi. “Per fare un esempio concreto - prosegue la dirigente - quest’anno il Newton ha otto classi quinte, quindi avrà bisogno di quattro Presidenti, mentre normalmente ha un solo dirigente scolastico”.
Le difficoltà nella ricerca dei Presidenti: il 2020 l'anno più difficile
Se consideriamo poi le enormi difficoltà riscontrate lo scorso anno nel reperire docenti disposti a fare il presidente di commissione, è facile capire le preoccupazioni della preside Costarelli. Anche perché, secondo lei, questa mancanza di disponibilità ha delle cause scatenanti ben precise: ”Non è facile trovare professori disposti a fare il Presidente perché un incarico lungo e impegnativo, specie quest'anno che tornano gli scritti. Ma anche perché abbastanza frequentemente gli esami sono seguiti da una fase di accesso agli atti e ricorsi, e anche se queste fasi non vengono gestite dai Presidenti ma dai dirigenti delle scuole, questi comunque faranno riferimento a chi è stato Presidente. Ricoprire questo ruolo, non di rado, può quindi avere delle conseguenze successive agli esami stessi”.
Ecco perché molto spesso gli Uffici Scolastici Regionali sono chiamati a intervenire per “tappare i buchi”, ricorrendo talvolta a soluzioni drastiche: ”Se non si trovano Presidenti, l'Ufficio Scolastico Regionale cerca di trovare una disponibilità e comincia a chiamare i dirigenti del primo ciclo, che rimangono comunque liberi di scegliere. Se ancora non trova disponibilità, può arrivare alle nomine d'ufficio andando a verificare, tra quelli che non hanno fatto domanda, chi ha i requisiti per fare il Presidente. L'Ufficio Scolastico Regionale dispone quindi d'ufficio l'incarico di Presidente di commissione, come avvenuto soprattutto due anni fa, perché nel 2020 c'è stato un momento di forte paura per i contagi, è stato l'anno più difficile per trovare i Presidenti di Commissione”.
E se le responsabilità e gli imprevisti non rendono appetibile la nomina, il compenso che ne deriva è tutto fuorché incentivante. Al netto di tasse e contributi, infatti, ogni Presidente arriva a mettere in tasca circa 800-850 euro. Anche se, in linea generale, ”dipende dalle aliquote di tassazione di ciascuna persona, stabilita in base a parametri come, ad esempio, l'anzianità di servizio”. Una cifra che non cambia la vita e alla quale alcuni preferiscono rinunciare per un po’ di serenità in più.

Scuola, mascherine obbligatorie fino a giugno:
I presidi applaudono | Ma resta il nodo dei prof no-vax
Ha preso il via il piano di ritorno alla normalità voluto dal governo. Nelle scuole, però, rimane l'obbligo della mascherina almeno fino alla fine dell'anno scolastico.
La road map stabilita dal governo Draghi per il ritorno alla normalità prevede delle misure di allentamento che ci porteranno entro giugno a un pressoché definitivo stop a qualsiasi forma di restrizione.
Tra queste, dall'1 maggio, c’è soprattutto la fine dell'obbligo di indossare le mascherine quasi ovunque e di esibire Green Pass per accedere in determinati luoghi. Per quanto riguarda la scuola, invece, l’Esecutivo ha per il momento deciso di lasciare inalterata la situazione: con gli studenti dai 6 anni in su continueranno a tenere le mascherine fino alla fine delle lezioni. Una decisione che delude chi si aspettava un ritorno alla normalità pre-pandemica a scuola ma che trova pieno appoggio tra i dirigenti scolastici, come evidenziato dalle parole di
Cristina Costarelli, Presidente Associazione Nazionale Presidi (ANP) del Lazio

I presidi promuovono la decisione del Governo
La rappresentante dei presidi e dirigente scolastica del liceo Newton di Roma, interpellata da Skuola.net, ritiene questa decisione figlia di una riflessione sensata e in linea con il diritto allo studio di tutta la collettività scolastica: "Di fatto - spiega - c'è un motivo che ha portato a questa scelta e che mi sento di condividere, ovvero il rispetto per le fragilità. Per cui se è vero che i ragazzi possono prendere il virus ovunque ed esserne portatori, è importante che a scuola ci sia lo schermo della mascherina che diventa protezione per alunni con patologie particolari, come gli immunodepressi”.
Cosa cambia, dunque, negli istituti? In realtà poco: “Abbiamo conferma - ricorda Costarelli - del fatto che si continuerà a indossare la mascherina fino al termine delle lezioni e per gli esami. Mascherina chirurgica che diventa ffp2 in caso ci siano, in una classe, più di 4 positività”. Nonostante ci sia stato, sottolinea la preside “un grosso movimento a sostenere che fosse opportuno non portare la mascherina a scuola, visto che non si porta quasi più all'esterno”. Anche perché le positività da Covid-19, seppur in calo, non sono sparite: l’ultimo monitoraggio del Ministero dell’Istruzione rileva una percentuale di alunni assenti pari all'1,2%.

Docenti no-vax e certificato Dad: i nodi restano in piedi
I presidi, dunque, promuovono la linea del Governo. Parallelamente, però, ricordano le altre problematiche che le nuove regole potrebbero non risolvere, come quella che riguarda il personale non vaccinato: “Non ci sarà più controllo Green Pass base a nessuno: né personale né esterni”. Ma rimane l'obbligo vaccinale, che secondo la dirigente scolastica apre a un paradosso: “Abbiamo personale ATA non vaccinato che sta a scuola e lavora, così come abbiamo docenti non vaccinati che lavorano 36 ore senza stare in classe. Rimangono quindi in piedi situazioni discutibili, anche a livello economico: paghiamo sia docenti non vaccinati sia il personale che li sostituisce”. Un’osservazione, questa, sollevata già in precedenza dal numero uno nazionale dell'ANP, Antonello Giannelli.
Senza contare la questione del certificato medico per la Dad, che continua a essere una nota dolente. A oggi, per poter usufruire delle lezioni online, è necessario presentare questo documento alla scuola. Una regola che, anziché semplificare, complica le dinamiche all'interno degli istituti e che per questo, secondo Costarelli, dovrebbe essere messa in pensione: ”In una logica di semplificazione, si è da mesi definito che non serve un certificato per rientrare dopo la positività ma basta un tampone. In generale, almeno nel Lazio, si è ritornati alle misure di semplificazione del 2018 per cui non occorre un certificato nemmeno se assenti più di cinque giorni”. Ecco perché agli occhi della preside il certificato per seguire la Dad, da casa, non ha pressoché alcuna ragione d'essere. “In alcuni casi – conclude la Costarelli - questi certificati si pagano, mentre in altri casi i medici non conoscono la normativa. Si vuole semplificare al massimo ma poi si lasciano in piedi misure che semplificative non sono”.


19 Maggio 2020
I genitori di Fabio Gianfreda agli studenti: “Alzate lo sguardo dallo schermo”
Il ragazzo si suicidò seguendo le indicazioni di un sito web

ROMA – Fabio aveva 19 anni e si era appena diplomato al liceo linguistico. Era innamorato della musica, dei suoi amici e del teatro. Preparava il test di accesso per l’accademia di arte drammatica, ma il Covid e l’isolamento hanno spento sempre più il suo entusiasmo. Dopo mesi di silenzio, Fabio si è tolto la vita in un hotel di Roma, la notte tra il 9 e il 10 dicembre 2020. Modi e tempi gli sono stati suggeriti da un sito web, nato con l’esplicita intenzione di indurre al suicidio. Oggi Luisa e Marco, i genitori di Fabio, hanno fondato l’associazione ‘Io sono Enea’, dal nome del personaggio epico che il ragazzo amava interpretare sul palco, e per la prima volta, questa mattina, hanno portato la storia di Fabio tra gli studenti e le studentesse del liceo ‘Newton’ di Roma nell’ambito dell’incontro ‘I lati oscuri del web’.
“Questo è un mondo che è nostro dovere conoscere per essere informati- ha detto in apertura la dirigente scolastica Cristina Costarelli- bisogna sapere che se si accede a questi siti in un momento di debolezza, possono esserci risvolti molto negativi”. Per Silvia De Mari, che ha portato il saluto della Garante dell’infanzia e dell’adolescenza del Lazio, Monica Sansoni, “è necessario sostenere questi ragazzi per far crescere la loro autostima e stare attenti a non sottovalutare i segnali che mandano e che spesso non riusciamo ad afferrare”. Fabio aveva da poco intrapreso un percorso di psicoterapia e aveva mostrato segni di miglioramento, ma l’incontro con il sito ha fatto precipitare rapidamente le cose. E in un solo mese, Fabio ha messo in atto il piano suggerito dal portale web.
“Seguendo le tracce di Fabio abbiamo scoperto una realtà inimmaginabile che ha travolto le vite di moltissime persone, soprattutto adolescenti- spiega Marco Gianfreda, vicepresidente dell’associazione e papà di Marco- si tratta di consulenti della morte che danno informazioni precise e dettagliate sul suicidio, presentato come l’unica forma di liberazione possibile, l’unica alternativa. Ma se oggi siamo qui è per cambiare il finale di questa storia, e dire ai giovani che le difficoltà si possono superare. Alzate lo sguardo dallo schermo, lasciate che i vostri occhi incontrino quelli delle persone che vi vogliono bene. Oltre lo schermo c’è un mondo”.
L’associazione offre a ragazzi e famiglie strumenti concreti per informare e sostenere i ragazzi nella difficile fase dell’adolescenza, e ha intrapreso una battaglia legale per eliminare il sito web che ha portato Fabio alla morte. Oggi il sito americano è oscurato in Italia, ma non negli altri Paesi, e i suoi creatori, che sono stati identificati, sono ancora liberi. Tra le azioni su cui è impegnata ‘Io sono Enea’ c’è anche quella per impedire che la sostanza assunta da Fabio non venga più venduta liberamente.
“Il malessere si combatte se cominciamo a riconoscere quello che proviamo. Solo così possiamo gestire quello che sentiamo”, ha spiegato ai ragazzi la psicoterapeuta Benedetta Mira, coordinatrice del progetto, che ha poi coinvolto i circa 60 studenti in un momento di riflessione sulle proprie emozioni. “Oggi siamo qui per dirvi che la storia di Fabio parla anche di amore e speranza”, ha spiegato commossa Luisa Perillo, presidente dell’associazione e mamma di Fabio, che ha poi citato un passaggio contenuto in uno dei monologhi scritti da Fabio: “Meritiamo tutti di sorridere, di sentire il peggio e poi uscirne fuori”.


Stop a chat fra docenti e studenti e amicizie sui social, Costarelli (ANP):
“Suggerimenti per aiutare i docenti nella vita di tutti i giorni”

Stop a chat Whatsapp con studenti e docenti, amicizie sui social, contatti continui anche dopo l’orario di lavoro. Il sindacato dei presidi del Lazio prova a darsi delle norme deontologiche per regolare la comunicazione all’interno degli istituti scolastici, anche alla luce della recente indagine dell’Usr Lazio attivata per chiarire i rapporti tra la dirigente scolastica di un liceo romano e uno studente.
“Whatsapp è uno strumento molto comodo, ma proprio per questo favorisce una comunicazione fin troppo libera, bisogna frenare questo canale di comunicazione e limitare questo strumento“.
Lo dice Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio, che spiega all’agenzia di stampa Dire il contesto in cui è maturata questa decisione. Durante una riunione dei dirigenti scolastici del Lazio, che si è svolta l’8 e 9 aprile, alcuni presidi hanno riproposto un tema già caro all’Anp: la disciplina dei codici di comportamento tra il personale scolastico, affinchè non si sovrappongano le dimensioni professionale e personale. “Non abbiamo la possibilità di emanare regolamenti disciplinari per nessuno, si è trattato solo di una riflessione per darci delle norme, un codice deontologico, non disciplinare– spiega Costarelli alla Dire- l’emergenza sanitaria ha reso necessari, in un primo momento, i contatti diretti con famiglie e studenti. Durante il lockdown è stato naturale sfruttare qualunque canale per rimanere in contatto. Ma è necessario che adesso si individuino delle norme“.
Basta chiedere i compiti su Whatsapp contattando direttamente il docente, o farlo attraverso Instagram o Facebook. “Ormai se i genitori hanno dei dubbi scrivono direttamente al dirigente o al professore, anche se sono le dieci di sera, senza neanche andare a ricontrollare circolari già pubblicate– racconta Costarelli, anche preside del liceo ‘Newton’ di Roma- ci sono strumenti ugualmente immediati come il registro elettronico, che inviano notifiche in tempo reali quando viene caricata una nuova circolare. Sarebbe opportuno utilizzare quello, per le comunicazioni ufficiali, oppure le mail. Anche perché nel continuo flusso di messaggi, spesso le informazioni si perdono. Anche io ho conversato su Whatsapp con il rappresentante di istituto quando gli studenti hanno occupato la nostra scuola: avevo la necessità di mettermi subito in comunicazione con lui. Ma tutto si è ridotto a qualche messaggio limitato a quei giorni di novembre. Sono casi eccezionali, altra cosa è l’utilizzo continuo di questi strumenti“.
L’Anp Lazio suggerisce quindi a docenti e dirigenti di evitare chat di gruppo con genitori e amicizie sui social newtork con gli studenti. Meglio poi avere un profilo chiuso, e fare attenzione a diffondere foto scattate in situazioni di spensieratezza, come immagini in costume da bagno sui social. Per i profili social delle scuole, invece, l’Anp Lazio invita gli istituti ad avere un moderatore per i commenti. “Queste pagine, così come le chat Whatsapp, possono essere anche veicolo di messaggi e contenuti di odio o bullismo– aggiunge ancora Costarelli- la scuola invece dovrebbe dare il primo esempio per un uso corretto dei device. Vietare non ha senso, specialmente ora che la tecnologica è diventata uno strumento didattico. Serve un’educazione al mezzo, ed è quello che cerca di fare la scuola, ragionando su una linea di consapevolezza e informazione“.
Le proposte raccolte dall’Anp Lazio saranno ora formalizzate e proposte all’Anp nazionale per un confronto. “Speriamo di dargli una veste più ufficiale. Nulla di perentorio, solo suggerimenti che possono aiutare docenti e dirigenti nella vita di tutti i giorni“.


09 MARZO 2022 16:59
Le scuole italiane accolgono gli studenti ucraini: "Servono mediatori culturali"
"Alfabetizzazione, accoglienza psicologica, inserimento nelle classi e vicinanza alle famiglie": ecco come regalare una nuova normalità scolastica ai ragazzi in fuga dalla guerra
Anche le scuole italiane avranno un ruolo nella gestione dell’emergenza umanitaria connessa al conflitto in Ucraina, attraverso una campagna di accoglienza per i bambini e i ragazzi in fuga dalla guerra.
Stime non ufficiali parlano di circa 3.500 persone in età scolare che raggiungeranno il nostro Paese nei prossimi giorni. Il Ministero dell'Istruzione ha già stanziato un milione di euro per gli istituti scolastici in un'ottica di supporto linguistico e psicologico a quanti verranno ospitati nelle nostre classi.
Cristina Costarelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, ha raccontato a Skuola.net come stanno affrontando le scuole questa inedita situazione.
L'ennesima prova del nove per la scuola - La dirigente scolastica non nasconde che ci troviamo di fronte a una situazione "più grande di tutti noi", ecco perché lo stanziamento del Ministero, recentemente annunciato, è stato particolarmente apprezzato. La parola d'ordine è solidarietà e in questo il mondo scuola è coeso: “Studenti, famiglie e docenti stanno esprimendo profonda vicinanza a questa vicenda, attraverso azioni che vanno dall'approfondimento scolastico di ambito disciplinare alla sensibilità, intesa come raccolte di aiuti tramite enti, come la Chiesa diocesana”. L'ennesima prova del nove quindi per la scuola italiana, che comunque "sta reagendo bene" a detta della dirigente scolastica del Newton di Roma: "La scommessa più grande è quella dell'accoglienza diretta. Stanno arrivando studenti di tutte le età e dal punto di vista formale gli alunni vengono inseriti nelle classi per corrispondenza anagrafica e le scuole prevedono per loro percorsi intensivi di prima alfabetizzazione".
Anche le famiglie accolgono i ragazzi in fuga dalla guerra - Ma quando si parla di bambini e ragazzi e, in generale, di minori a preoccupare sono i riflessi che un'esperienza simile può lasciare. Un trauma difficile da rimuovere, come sostiene anche Costarelli: "La parte più impegnativa è quella di supporto psicologico perché arrivano bambini e famiglie in condizioni di totale disperazione, in alcune situazioni arrivano anche alunni senza famiglia". Ed è qui che le famiglie degli studenti entrano in gioco: "Ecco perché indicavo le famiglie, perché stanno accogliendo bambini e famiglie intere laddove possibile. Una dimostrazione di vicinanza concreta, non con le parole, ma a 360 gradi". Al momento sembrerebbe comunque reggere l'impianto messo in atto dalle scuole italiane, anche se non senza qualche difficoltà. "C'è la necessità di mediatori culturali prima possibile – sostiene la Presidente ANP Lazio - attualmente si rivolge a grandi comunità come Sant'Egidio per trovare interpreti che siano vicini a queste famiglie".


Covid, Costarelli (Anp Lazio):
“Casi in aumento, non alleggerire le norme”
CRONACA
Stiamo registrando un leggero aumento di casi tra gli studenti. Si tratta per lo più di asintomatici, ma quello che ci preoccupa è la velocità di diffusione. Spero che non si alleggeriscano troppo le misure: bisogna avere un approccio precauzionale, o si rischia di ritornare alle classi dimezzate dal Covid”.
Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio, commenta così all’agenzia di stampa Dire l’aumento di casi Covid, rilevato soprattutto nella regione Lazio. Nella scuola che dirige, il liceo ‘Newton’, nell’ultima settimana i casi sono stati 35, rispetto ai 20 rilevati la settimana precedente.
“Chiediamo di restare allo status quo, non alleggerire i protocolli in vigore – spiega Costarelli – Sicuramente non siamo nella condizione di gennaio ma in una situazione ancora gestibile. Per questo sarebbe meglio non abbassare troppo la guardia, e lasciare le cose come stanno, mantenendo alta l’attenzione. Se sciogliamo le briglie non possiamo sapere quale potrà essere l’evoluzione. Mancano solo due mesi alla fine della scuola, è meglio tenere ferma la situazione, senza rischiare. È presto per uno scenario senza mascherine”.
Meglio quindi continuare con distanziamento e mascherine, anche ffp2, per proteggere studenti e docenti. Anche se, sottolinea la presidente di Anp Lazio, resta il fatto che per gli studenti più grandi, il contagio avviene fuori dalle aule.
“Ma un freno anche all’interno degli istituti, sicuramente ci aiuterebbe a mantenere un livello di sicurezza”, conclude la preside


Iscrizioni, è corsa al liceo scientifico!
Costarelli (Anp Lazio): colpa del retaggio gentiliano e delle famiglie condizionate
Di Redazione - 28/02/2022
Si sono chiuse il 4 febbraio le iscrizioni per il prossimo anno scolastico 2022-23 e a Roma si è ripresentato immutato il problema dello scorso anno: un grande flusso di studenti si è indirizzato verso i licei scientifici del centro della città che non sono riusciti ad accogliere le molte richieste, lasciando in esubero anche centinaia di studenti in alcune scuole.

Si possono individuare alcune motivazioni a determinare questa situazione:
·         –  un orientamento nel passaggio alla scuola superiore ancora legato all’immaginario per cui il liceo sia l’indirizzo di scuola migliore di tutti gli altri, in particolare lo scientifico per le maggiori possibilità di impiego nel futuro. Il condizionamento è sia culturale (retaggio gentiliano di cui facciamo fatica a liberarci) che familiare: è necessario assolutamente un maggiore impegno per infondere fiducia verso l’istruzione tecnica e professione, partendo da un orientamento vocazionale e realmente fondato sulle attitudini degli alunni e dalla conoscenza reale di questi indirizzi scolastici che offrono la possibilità di sviluppo di skills operative e un pronto impiego nel mondo dell’impiego;
·         –  il movimento che porta gli alunni dalle periferie verso il centro della città deriva da una convinzione non oggettiva di maggior sicurezza e di profilo socio-culturale più elevato. La realtà dei fatti racconta invece di scuole di elevata qualità site in aree periferiche, con il valore aggiunto che gli alunni possono frequentare la scuola nel territorio in cui vivono: purtroppo ancora non si riesce a scalfire il falso presupposto per cui le scuole del centro siano migliori di quelle dislocate nelle zone di periferia.
Pertanto, a causa dei limiti di spazio nelle scuole destinatarie di un flusso troppo alto di domande, si deve procedere, nelle settimane successive alla chiusura delle iscrizioni, allo smistamento delle richieste: verso le scuole di seconda e terza scelta, se indicate e se hanno posti disponibili, oppure verso scuole, anche non indicate, che hanno posto. Si tratta di un lavoro complesso per le segreterie e delicato per le famiglie che in pochi giorni devono prendere una nuova decisione, a malincuore perché la prima scelta è stata disattesa: in questo modo gli alunni non accolti tornano necessariamente in zone più periferiche, scoprendo negli anni a venire che anche in esse si trovano bene.È una situazione quindi che richiede una soluzione, dal momento che ogni anno si ripropone invariata. Le risposte ricevute finora non sono per nulla convincenti; da un lato si confida nel calo demografico, già registrato nelle suole del primo ciclo e che dovrebbe propagarsi nelle scuole superiori nell’arco di 5/6 anni: si tratta di un riscontro che lascia molto perplessi, sia perché nel frattempo il problema si riproporrà per diversi anni, sia perché non è detto che si risolva anche con l’eventuale calo della natalità, se continuerà comunque il flusso verso il centro.Altra risposta che viene data è che gli enti locali stanno pianificando la costruzione di nuove scuole in periferia, dal momento che al centro non ci sono spazi edificabili per nuovi plessi scolastici: riposta anch’essa opinabile. Se è vero infatti che in centro non è possibile costruire edifici, è vero però che ci sono palazzi inutilizzati che possono essere riconvertiti a scuole e si possono realizzare strutture leggere nei cortili e nelle pertinenze delle scuole; d’altro canto, costruire in periferia non sarebbe utile perché in queste aree le scuole hanno già posti disponibili e perché comunque le famiglie fanno scelte diverse. Il rischio reale è pertanto quello di spendere fondi (quelli del PNRR).Per costruire edifici non necessari, a meno di non voler forzatamente spostare il flusso verso le periferie riproponendo l’obbligatorietà di frequenza della scuola del territorio: decisione sicuramente inopportuna che non rispetterebbe la libertà di scelta da parte di alunni e famiglie.Purtroppo già possiamo immaginare che, passate queste settimane critiche, altre urgenze porteranno a dimenticare il problema, che si riproporrà irrisolto a febbraio 2023 se nessuno deciderà di affrontarlo in modo rispondente alle esigenze reali del flusso delle iscrizioni.


Overbooking di iscritti, 210 studenti in più:
il liceo non ha altre aule. Le famiglie: «Non andiamo via»

Una petizione online per trovare l’aula dove far studiare i propri figli. Accade a Roma, al liceo Nomentano che, per le tante iscrizioni ricevute, è costretto a mandare via 210 ragazzi. Vale a dire oltre 7 classi del primo anno.
Ieri Leggo ha riportato il caso del Democrito, liceo scientifico di Casal Palocco, che senza aule si ritrova con 90 ragazzi in più, 30 dei quali dovranno andare in qualche scuola dell’Eur non senza disagi. Ma al Nomentano il numero dei ragazzi da spostare è insostenibile. E così le famiglie “colpite” hanno lanciato una petizione online su Change.org, a firma Claudia Di Petta, che ha già raggiunto la soglia delle mille firme: «Abbiamo appreso che nostra figlia insieme ad altri 210 ragazzi, su un totale di 356 richieste, risulta esclusa: quindi ben il 60% delle richieste di iscrizione sono state respinte. Dalla graduatoria risulta che oltre il 90% delle richieste provengono da studenti residenti in zona, ai quali non verrebbe in questo modo garantito il diritto allo studio per la scuola dell’obbligo».
Il problema del Nomentano e del Democrito riguarda il boom di iscrizioni negli Scientifici: «Dallo scorso anno – spiega Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi del Lazio – assistiamo ad un trend di iscrizioni in aumento agli scientifici. Anch’io, al liceo Newton, ho dovuto rinunciare a 130 ragazzi che sono stati spostati in altre scuole». A corto di spazi, nella zona del Nomentano, anche il Giordano Bruno per l’indirizzo scienze umane e il Pacinotti-Archimede per l’indirizzo sportivo: entrambi lasciano fuori 50 studenti e il Municipio 3 sta cercando soluzioni. «Valutiamo la possibilità - spiega il presidente Paolo Marchionne - di dare al Nometanò l’asilo inutilizzato di colle salario, in via Caprioli: un unico piano terra di 700 mq ma da sistemare, perché i bagni sono a misura di bambino».
Il Nomentano, tra la sede centrale di via Bufalotta e la succursale di via di Casal Boccone, può accogliere 65 classi e, come spiegato dalla scuola, per il prossimo anno sono già previste 59 classi, tra seconde, terze, quarte e quinte. Dalla centrale sono in uscita 6 quinte ma 4 dovranno essere occupate dalle 4 classi che, dislocate lo scorso anno al Matteucci, ora devono rientrare. Sembra un gioco ad incastro.
Scuola, Costarelli (preside Newton):
"niente dad per i non occupanti o si legittima occupazione"

24 novembre 2021
Dad durante l'occupazione? "Mi dispiace per chi non ha occupato, ma niente didattica a distanza. Con i ragazzi della succursale abbiamo un informale accordo: domani sgombereranno. Se non lo faranno, farò intervenire la questura". Ne parla con l'Adnronos Cristina Costarelli, preside del Liceo Newton, dove è stata occupata la succursale, che aggiunge: "Sono contraria per principio all'idea dato che occupare è reato. La didattica è in presenza. La dad è prevista solo per situazioni legate al covid. Non è nelle nostre competenze poter assumere queste decisioni".
Ci sono stati casi di scuole, in cui anche se per poco è stata adottata durante l'occupazione: "Certamente chi la ha utilizzata ha fatto le proprie scelte. Io mi attengo agli avvisi ministeriali e non do indicazioni collegiali né intraprendo decisioni dirigenziali che non rientrino nelle nostre competenze - precisa la Dirigente anche presidente dell'Associazione nazionale presidi per il Lazio - C'è una normativa ben precisa che prevede che la didattica in presenza sia usata in altri contesti legati al covid, non per garantire i diritti dei ragazzi che non occupano, tra l'altro compromessi da quelli che occupano. Se la dichiarazione di occupazione è degli studenti del liceo Newton - rimarca ancora la preside - non sono io a ledere i diritti dei miei allievi ma i loro compagni. Attivare la dad significherebbe legittimare l'occupazione".
Come gestirete il post con gli studenti? "Ci sarà un tentativo di recuperare il tempo perso, ma nessun accanimento. Non ci sarà una concentrazione di verifiche apposita. I tempi però sono stretti - conclude - Prima manifestazione, poi G20, occupazione, elezioni.... quando si sta a scuola si deve lavorare. Se si vuole recuperare, l'impegno deve essere chiesto".

Scuola

Costarelli (presidi Lazio), 'posticipo al 10 è piccolo respiro che non ci risolve la vita'
di Adnkronos
Costarelli, alla luce del veloce aumento dei contagi nella popolazione scolastica, afferma: "La Regione si faccia carico della situazione. Al liceo Newton avevo uno studente positivo prima delle vacanze. Oggi ho saputo di 43 alunni positivi, a cui si aggiungono gli asintomatici che non sanno di esserlo e che presumibilmente torneranno a scuola senza screening. Il che vale a dire che nel Lazio potrebbe esserci una media di 15 alunni positivi per scuola, oltre agli asintomatici che tornano in classe sanza sapere di essere infettati dal virus. Per questo chiediamo con forza lo screening. Con la definizione di un'altra questione: le quarantene: quale saranno le indicazioni sulla gestione delle positività a scuola? Speriamo che potremo avere per il 10 le idee chiare anche su questo". Infine emergenza supplenze: "Ci sono scuole al primo ciclo a rischio di non poter garantire l'orario scolastico, se sono costrette dovranno addirittura ridurlo. Ciò perché non si trovano i supplenti. Avremo moltissimi docenti assenti tra chi non è in regola con l'obbligo vaccinale, i docenti positivi in quarantena e le assenze di routine per malattia o 104. Le graduatorie supplenti erano già finite, le messe a disposizione anche, eravamo alla ricerca di studenti laureandi da mettere in classe, ma è difficile trovare anche loro. I numeri non si possono ancora sapere ma il rischio è che nel Lazio si arrivi a circa 10 - 15 assenti per ogni scuola. Una carenza - conclude la sindacalista - che si sentirà soprattutto nelle elementari della Regione perché l'orario è più lungo, e per i problemi derivanti agli alunni con disabilità: se si ammala il docente di sostegno sarà ancora più complesso assicurare l'assistenza".


Scuola, appello dei presidi: "In dad per quindici giorni". Firmano anche 60 dirigenti di Roma
La richiesta è di non tornare in presenza dal 10 gennaio per il boom di contagi. I presidi del Lazio: "Più mascherine ffp2 e areatori"

Personale sospeso perché non in regola con l'obbligo vaccinale, studentesse e studenti positivi o in quarantena, idem gli insegnanti o altri dipendenti con i casi che si moltiplicano di giorno in giorno: per tutti questi motivi oltre 2.000 dirigenti scolastici in tutta Italia, circa sessanta (al momento) a Roma hanno firmato una lettera inviata al presidente Draghi, al ministro Bianchi e ai presidenti di Regioni e Province in cui si chiede il ritorno in dad (didattica a distanza) per due settimane.
Una "programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza" che si rendere necessaria, secondo chi nelle scuole ci vive ogni giorno e ogni giorno riceve messaggi di colleghi e genitori che informano di positività, perché "l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione - si legge nell'appello - , anche con conseguenze gravi e che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi".
Scuola, ritorno ad orario ridotto: tra no vax e quarantene non ci sono più prof (e supplenti)
Nella Capitale, come detto, sono circa 60 i dirigenti che al 7 gennaio hanno sottoscritto l'appello: dal liceo Morgagni al Socrate, dall'Orazio all'Ovidio, dal Morgagni al Ripetta, passando per il Primo Levi, il Kant, il Giordano Bruno, il Peano, il Socrate, il Talete, il Machiavelli e il Cannizzaro. Ma anche moltissimi istituti comprensivi come il Sinopoli Ferrini, largo Oriani, Rosmini, Aretusa, Pio La Torre, Morvillo, Pallavicini.
L'associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio chiede invece autonomamente il ritorno in dad per almeno due settimane, non aderendo formalmente alla lettera: "La richiesta di queste settimane di dad - spiega a RomaToday la presidente Cristina Costarelli - si inquadra in un discorso di estrema necessità, non la scelta migliore per gli studenti per i quali crediamo che l'unica scuola possibile sia quella in presenza. Questo succede perché chi avrebbe dovuto assicurare le condizioni di sicurezza minime per le attività regolari, non lo ha fatto. Queste settimane a casa, però, avrebbero senso solo se contemporaneamente si mettessero in atto azioni concrete da chi di dovere".
La preoccupazione forte è per l'alto numero di contagi. Al liceo Newton, dove Costarelli è dirigente "siamo passati da 1 a 46 positività in poche settimane - fa sapere - e già prima di Natale le supplenze sono esaurite. Si arriverà a diver ridurre l'orario, sono troppi gli insegnanti che non possono garantire la presenza, tra chi è sospeso per non aver rispettato l'obbligo vaccinale e chi è in quarantena perché positivo o ha avuto contatti con positivi". Secondo Costarelli "la chiusura delle scuole dovrebbe andare parallelamente a quella dei luoghi in cui si verifica di più il contatto dei giovani".
Anche dalla sede nazionale dell'Anp non sno morbidi: "Se stiamo 2-3 settimane in dad non succede nulla - ha detto Antonello Giannelli a Radio Cusano Campus - , c’è una demonizzazione della dad che è senza senso. Capisco che il governo abbia la sola preoccupazione delle persone che per lavorare hanno bisogno di lasciare i figli a qualcuno. La scuola viene considerata solo un servizio sociale, tutto il resto è contorno e marginale. La scuola ha anche questa funzione, ma non può ridursi solo a questo”.
Il punto su cui batte ancora moltissimo l'Anp del Lazio è il testing, a cui adesso con il nuovo decreto del consiglio dei ministri si aggiunge la differente quarantena per vaccinati e non vaccinati: "E' un ulteriore aggravante di gestione - spiega Costarelli - una discriminante su cui non ci troviamo d'accordo". Infine: "Vorremmo che si garantissero le mascherine ffp2 per tutti gli studenti - conclude - e che ci fosse più attenzione per la questione relativa ai sistemi di areazione, di cui si parla ancora sporadicamente".
Scuola, Costarelli (presidi Lazio): "quarantene? E' teatro dell'assurdo, siamo sconcertati"

Figliuolo non ha bacchetta magica, intanto che protocollo? La nota del 29 era la più giusta
"La circolare del 29 novembre è stata inoltrata dall'Usr Lazio ieri sera a tutte le scuole. La nuova ancora non è arrivata in via ufficiale. Mi sembra di stare al teatro dell'assurdo. Noi siamo sconcertati da questa modalità di gestione in cui manca il rispetto verso le scuole e le famiglie con cui noi ci dobbiamo interfacciare". Non usa mezzi termini Cristina Costarelli, presidente dei presidi per il Lazio nel commentare all'Adnkronos il ping-pong sul protocollo quarantene. "Ci si rende conto che chi ieri si è trovato a gestire situazioni di positività in classe attivando la circolare del 29 novembre, oggi non sa più cosa fare e comunicare ai genitori?", domanda.
"Premesso che il ritorno alle vecchie modalità di gestione delle quarantene dal nostro punto di vista era la cosa più giusta e ragionevole da fare, dato che i T0 e T5 non sono sostenibili dalle Asl e sono tamponi che vengono effettuati con almeno 4-5 giorni di ritardo, vorrei fare due considerazioni: Come è possibile che Rezza e Greco non si siano confrontati con Figliuolo? Inoltre - prosegue - qual'è la logica: Si dice che dobbiamo tornare indietro e poi improvvisamente si ricambiano le carte in tavola e si trovano i fondi per effettuare i test? Dove sta la verità? Perché il commissario Figliuolo fino ad adesso non è stato messo in campo?"
"Tra l'altro - osserva la sindacalista - l'esperienza ci insegna che il 'da oggi a domani possiamo farlo', è una ipotesi inverosimile. Non è che la struttura commissariale ha la bacchetta magica. Dunque, nel frattempo che Figliuolo si organizzi, noi che dobbiamo fare? Non sarebbe stato più logico lasciare nel frattempo in vigore la nota ministeriale del 29 novembre? Noi presidi dietro a tutto questo ci leggiamo questioni politiche, tra i ministeri, tra i ministeri ed il governo. Stanno ricadendo sulle scuole e questo - conclude Costarelli - non è giusto".
di Roberta Lanzara


13 DICEMBRE 2021
Iscrizioni scuole superiori, i presidi:
“Basta preconcetti, i licei non sono le uniche scuole buone”
Dal 4 al 28 gennaio 2022 gli studenti di terza media dovranno iscriversi al primo anno di scuola superiore.
Come fare la scelta giusta? Per Cristina Costarelli, Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio,
è essenziale informarsi e non cadere in luoghi comuni

La scelta della scuola superiore, per i ragazzi di oggi, può essere un passaggio davvero fondamentale. Soprattutto in un momento in cui le certezze sul futuro sono davvero poche. Lo sanno bene le famiglie che, proprio in queste settimane, stanno cercando di aiutare i propri figli a individuare il percorso più adatto per loro in vista dell'apertura delle iscrizioni online al prossimo anno scolastico, previste dal 4 al 28 gennaio 2022. Genitori che però, sicuramente in buona fede, non sempre danno il giusto “suggerimento”, spingendo più verso percorsi tradizionalmente riconosciuti che adatti alle attuali dinamiche del mondo del lavoro e alle doti dei figli.
Tutti al liceo
Bastano pochi numeri. Prendendo a riferimento i dati delle iscrizioni alle prime classi delle scuole secondarie superiori per l'anno in corso (2021-2022) si osserva il tradizionale afflusso di massa verso i licei, che attraggono oltre il 50% degli studenti. Ma in alcune regioni, come ad esempio il Lazio, si raggiungono picchi di oltre il 70%. Di contro, gli istituti tecnici e professionali (per la verità non tutti) hanno visto una flessione nelle adesioni, che nei casi più seri è arrivata ad un calo del 50%. Un quadro poco incoraggiante. A sostenerlo sono direttamente i presidi, come Cristina Costarelli, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio e, guarda caso, preside di un Liceo, il Newton di Roma, raggiunta dal portale Skuola.net.
Usciamo dai luoghi comuni
Molti dirigenti scolastici – di tutti gli indirizzi – negli ultimi anni, infatti, stanno portando avanti una battaglia personale per debellare quel luogo comune secondo cui solo i licei sono “scuole buone”. Incoraggiando le iscrizioni verso gli altri indirizzi. “Gli istituti tecnici e professionali – sottolinea Costarelli  - assicurano anch’essi un’ottima formazione e aprono successivamente alla possibilità di frequentare tutti i percorsi universitari”. Ma come fare a convincere le famiglie e gli studenti ad aprire i propri orizzonti? “Fondamentale – prosegue la dirigente scolastica - è portare i ragazzi verso una riflessione vocazionale, per fargli scoprire le proprie reali attitudini, aiutandoli a capire quale sia il percorso migliore per ciascuno di loro, senza condizionamenti esterni”. Dopodiché, sempre a detta dei presidi, servirebbe una buona dose di curiosità “approfondendo la conoscenza degli ordini di scuole meno noti, degli indirizzi e delle opzioni che offrono, specie se si tratta di tecnici e professionali”.
La scuola di provenienza può aiutare
Necessario, poi, “non farsi condizionare da presupposti non corretti, come ad esempio pensare che il liceo delle scienze applicate sia un percorso più “leggero” di quello tradizionale per il fatto che l’informatica sostituisca il latino: latino ed informatica sono infatti discipline che richiedono uno studio teorico. L’alternativa più applicativa per l’informatica, semmai, è l’istituto tecnico”. Infine, l'invito è di avere fiducia della comunità scolastica di riferimento, tenendo “in considerazione i consigli orientativi delle scuole medie, dal momento che i docenti conoscono molto bene i ragazzi dal punto di vista didattico e degli apprendimenti”.
Il "buon nome" può distrarre
Ostacoli mentali, radicati nel nostro Paese, a cui soprattutto nelle grandi città se ne aggiunge anche un altro: l'attrazione per il “prestigio” della scuola, che porta a una sorta di competizione tra famiglie per iscrivere il figlio negli istituti del centro: “Nei territori periferici – ricorda la dirigente - sono dislocate ottime istituzioni scolastiche, con il valore aggiunto di consentire ai ragazzi di inserirsi pienamente nella propria realtà di vita, evitando anche la pesantezza di lunghi spostamenti”.
Scuola superiore, una scelta importante
Passaggi, quelli appena elencati, da non sottovalutare assolutamente. Perché una scelta superficiale può avere conseguenze negative sia nell'immediato, affossando il rendimento scolastico, sia in prospettiva futura, chiudendo molte porte ai ragazzi: “Purtroppo una scelta sbagliata, affrettata e non ponderata - avverte Costarelli – potrebbe aprire le porte alla frustrazione dei primi anni di scuola superiore e alla dispersione scolastica: per questo è importante ragionare con lucidità e senza pregiudizi in queste settimane per arrivare alla soluzione migliore”.
Scuola, il nuovo protocollo riduce le quarantene.
I presidi del Lazio:
"Ma le nostre responsabilità sono poco chiare"

La presidente Costarelli: "Veniamo assimilati ad autorità sanitarie, non è nostro compito e non siamo messi nelle condizioni giuste
per farlo". Con la nuova direttiva le classi restano a casa dal terzo positivo in poi.Ridurre al minimo la didattica a distanza. È questo lo scopo del nuovo protocollo che regola le quarantene a scuola, scritto dai ministeri della Salute e dell'Istruzione insieme all'Istituto Superiore di Sanità e alle Regioni, che nelle prossime ore dovrebbe diventare definitivo dopo aver già ricevuto l'informale ok da parte del sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Anche a Roma e in tutto il Lazio, dunque, le classi non finiranno in didattica a distanza con un solo positivo al Covid 19, ma ce ne vorranno tre. E con due positivi frequenteranno in presenza gli alunni vaccinati, da casa tutti gli altri.
"Siamo favorevoli alla riduzione delle quarantene - commenta a RomaToday la presidente dell'associazione presidi di Roma e del Lazio, Cristina Costarelli - perché si riduce di conseguenza la didattica a distanza. Ci sono però dei passaggi del nuovo protocollo che andrebbero chiariti molto bene, affinché sia uniforme, unitario e ben comprensibile".
La preoccupazione, da parte di Costarelli, è che ai dirigenti scolastici venga chiesto di fare cose che da una parte non sono nelle loro competenze e dall'altra vengono ostacolate da una serie di divieti già decisi dal ministero: "Veniamo assimilati ad autorità sanitarie - spiega Costarelli, che è anche preside del liceo Newton - perché siamo responsabili nell'attivazione delle quarantene, dovendo anche stabilire quali misure adottare. Il problema è che il tempo che trascorre per assolvere a questi passaggi, soprattutto se ci troviamo a interloquire con le Asl che quest'anno hanno inviato il protocollo a metà ottobre, rischia di far peggiorare la situazione. Chi deve fare queste comunicazioni? Se ci sono genitori che si rifiutano di sottoporre i figli minorenni al tampone?".
Secondo quanto si legge nella bozza del protocollo è il dirigente scolastico che, insieme al referente Covid scolastico, deve individuare i contatti del caso positivo e prescrivere le misure, seguendo e indicazioni presenti nel protocollo.
Possibili problematiche si verificherebbero poi qualora, con due positivi in una classe, a frequentare in presenza potranno essere solo i vaccinati. "Ma noi questo, ufficialmente, non possiamo saperlo - risponde Costarelli - perché ci è fatto divieto di chiedere se qualcuno è vaccinato o meno. Poi ovviamente è facile scoprirlo, perché chi torna dopo 7 giorni di quarantena è immunizzato, chi dopo 10 giorni no. Ma è paradossale che ci venga chiesto di fare questa differenziazione non potendola verificare".
Antonello Giannelli, presidente nazionale dei presidi, sulle possibili accuse di discriminazione tra vaccinati e non vaccinati ha risposto così, interpellato da Radio Cusano Campus: "Discriminazione? Bisogna tutelare tutti quanti - ha detto - , a questo punto ci saranno lezioni a distanza per chi non può frequentare perché rischierebbe di contagiare ed essere contagiato. Ovviamente c'è un corollario: è meglio che ci vacciniamo tutti".

15-Ottobre-2021
Scuola, i Presidi contro gli orari scaglionati: "Producono effetti negativi sui ragazzi"
Il doppio orario d'ingresso a scuola, alle 8:00 e alle 9:40, sta creando disagi in diversi istituti. E anche nelle famiglie. I presidi si uniscono alla protesta e chiedono alle istituzioni una soluzione
Gli orari di entrata e uscita "scaglionati" stanno gettando nel caos le scuole. Negli ultimi giorni, sono state numerose le proteste in tutta Italia da parte degli studenti che si sono mobilitati per chiedere una modifica delle disposizioni vigenti.
In particolare, i riflettori sono puntati sull’attuazione della “doppia fascia” di ingresso, alle 8:00 e alle 9:40, volute dai prefetti, adottata da molte scuole per evitare assembramenti. Sul tema, però, è intervenuta anche Cristina Costarelli, Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, che ha manifestato i suoi dubbi sulla funzionalità del turno delle 9:40, chiedendo una revisione della situazione odierna. A riportarlo, il portale studentesco Skuola.net.
Fasce orarie di ingresso, i presidi: “Massima preoccupazione”
“In riferimento alle due fasce orarie di ingresso alle 8,00 e alle 9,40 torniamo a rappresentare (dopo averlo fatto presente prima dell’inizio delle attività didattiche) la nostra massima preoccupazione per quanto sta accadendo in queste settimane”: questo il punto di vista della preside che, in qualità di presidente dell’ANP del Lazio, ha anche emanato un comunicato rivolto al Prefetto, alla Regione e alla Sindaca Raggi, nel quale si esprime tutta la preoccupazione riguardo la situazione degli studenti che “vedono fortemente limitato il tempo di vita, per lo studio e lo svolgimento di attività extrascolastiche a causa di orari di rientro anche molto tardi”, senza contare le “difficoltà organizzative nelle scuole per gli orari delle lezioni e dei docenti”. Tutti elementi che stanno procurando “notevoli disagi alle famiglie”.
Orari scaglionati, i presidi chiedono maggiore autonomia
Studenti e presidi, insomma, stanno facendo fronte comune nel contestare l’organizzazione delle fasce orarie, puntando il dito in particolare sull’ingresso alle 9:40, che compromette gran parte del tempo pomeridiano dei ragazzi e rende difficile l’organizzazione delle lezioni.
Ma nel testo ci sono anche delle proposte alternative per ovviare al problema. Ad esempio, stabilendo l’ingresso in un unico orario, dal momento che il carico dei mezzi di trasporto è possibile all’80%, con l’auspicio che venga spostato in orario successivo l’ingresso delle altre attività commerciali e produttive. Oppure affidando la definizione degli scaglioni orari all’autonomia delle scuole. O, ancora, considerando come possibili fasce d'ingresso le ore 8 e le ore 9.
Effetti negativi "peggiori della Dad"
“Si rappresenta infine come questa situazione stia compromettendo la serenità generale dei nostri ragazzi, proprio nel momento del tanto atteso rientro a scuola tutti in presenza”, scrive la Preside, in rappresentanza dei colleghi della regione Lazio. E continua: gli studenti “avrebbero meritato di vivere in una condizione di massimo benessere, anche alla luce dei disagi e delle difficoltà dei due anni scolastici precedenti”. Invitando quindi a una “urgente rivisitazione della situazione attuale”, considerando quanto “l'attuale scaglionamento degli orari produce sicuramente effetti negativi sui ragazzi, peggiori della tanto demonizzata Dad”.


Scuola: Costarelli (presidi Lazio), 'solo 17% studenti per Usr su bus? Mi risulta il contrario'
Roma, 5 nov.
"Solo circa il 17% degli studenti romani in media prenderebbe i mezzi per andare a scuola? Da quanto mi risulta le scuole della Capitale hanno i dati invertiti. Nel mio liceo (scientifico Newton a Roma - ndr) ad esempio è il 17% dei ragazzi che non viaggia con i mezzi pubblici". A commentare all'Adnkronos le ragioni della negazione della deroga alla doppia fascia da parte dell'Ufficio scolastico regionale del Lazio al liceo Avogadro è Cristina Costarelli, presidente per il Lazio dell'Associazione nazionale presidi, che aggiunge: "E' un dato che mi lascia perplessa. Se così fosse stato, non avremmo avuto il problema della doppia fascia oraria di ingresso, contro cui noi dell'Anp ci battiamo da sempre".

Le quarantene con rientri in classe differenti, a seconda della tipologia di studente, rendono esplicito lo stato vaccinale dei ragazzi. Ma questo,  secondo Cristina costarelli, presidente ANP Lazio, non provocherebbe diseguaglianze.
di Carla Ardizzone

La scuola è tornata in presenza ma l'emergenza sanitaria è ancora in atto. Con la necessità di mettere in isolamento le persone qualora si verifichino casi di positività. Finora, è bastato un solo caso per mandare gli studenti a casa, ma presto - come più volte annunciato dagli organi di stampa - arriveranno nuove indicazioni che “ottimizzeranno” la gestione delle quarantene. Tra le novità più rilevanti, che potrebbero diventare presto parte della quotidianità degli istituti, l’entrata in funzione del meccanismo dal terzo caso di positività per gli studenti vaccinati o dal secondo per i non vaccinati.
Con la possibilità data ai dirigenti scolastici di far scattare il provvedimento in momenti di particolare emergenza. Il portale specializzato Skuola.net ha chiesto a Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, di spiegare la normativa attualmente in vigore e le novità in arrivo.
Come funzionano le quarantene a scuola?
"Le quarantene sono state gestite con delle differenti durate, che derivano dalla circolare del Ministero della Sanità di agosto, con i ragazzi che possono rientrare a scuola con il tampone negativo dopo 7 giorni se vaccinati, dopo 10 giorni se non vaccinati (sempre con tampone negativo) e da 14 giorni in poi senza tampone ma in buone condizioni di salute. Tutte queste situazioni - racconta Costarelli - devono essere dichiarate dal medico attraverso un certificato, quindi le scuole non ricevono gli esiti dei tamponi ma certificazioni mediche di rientro. Il dispositivo di quarantena è invece emanato dalle ASL, questo è avvenuto e sta ancora avvenendo, perché è vero che si parla di una modifica ma allo stato attuale la gestione delle quarantene è ancora quello appena citato".
Come potrebbe cambiare la disposizione delle quarantene?
Sarebbero in arrivo, però, come accennato, nuove indicazioni rivolte alle ASL proprio da parte dell'Istituto superiore di sanità, del Ministero Salute e del Ministero dell'Istruzione, con il contributo delle Regioni: "Un cambiamento importante riguarda proprio la durata delle quarantene e la loro attivazione dai tre casi in poi - sottolinea Costarelli - Sicuramente queste misure, se possibili dal punto di vista medico-sanitario, dal punto di vista scolastico vengono ben accolte. Perché significa avere una reale didattica in presenza che, invece, una gestione di quarantene come quella che stiamo vivendo adesso viene continuamente messa in crisi alla prima positività".
Nella bozza contenente le nuove indicazioni, si ipotizza anche la possibilità per le ASL, in particolari situazioni di emergenza, di trasferire in mano ai dirigenti scolastici della facoltà di decidere chi mandare in quarantena. "Da un punto di vista di principio non sono d'accordo - afferma Costarelli - perché il dispositivo di quarantena è per sua natura di ordine medico, non può essere a carico dei dirigenti. A meno che in uno spirito di estrema collaborazione istituzionale non si tratti di una delega al dirigente".
Tuttavia, lasciare ai presidi la possibilità di poter avviare lo stato di quarantena può essere utile se ciò è organizzato in modo preciso e puntuale: "Lo vorrei - continua la preside - come un atto sanitario che può essere attivato dal dirigente solo in presenza di requisiti molto chiari e netti, in modo da ridurre a zero la discrezionalità del dirigente".
Quarantena "differenziata" per vaccinati: per la preside nessun rischio di "discriminazioni"
Nell'ultima bozza delle nuove indicazioni per la gestione di casi di contagio a scuola, sembra però rimanere la differenziazione della durata della quarantena per studenti vaccinati e non vaccinati, prevista tutt'ora, che permette a chi è immunizzato di ricorrere alla Dad per minor tempo rispetto a i non vaccinati. Ma che, allo stesso tempo, rende "esplicito" lo stato vaccinale degli studenti, che in teoria dovrebbe rimanere sconosciuto a docenti e preside a motivo della privacy.
"Il fatto che adesso gli alunni siano vaccinati o non vaccinati è un dato che le scuole ufficialmente non conoscono, chi lo sa è il medico di base. Ma ovviamente si capisce perché ad esempio, in una classe in quarantena, i ragazzi che cominciano a rientrare dopo 7 giorni hanno il certificato medico perché sono vaccinati. Quindi, ad oggi, è un'informazione "nascosta" dietro il certificato medico. Ma docenti, compagni, dirigenti e genitori sanno capiscono immediatamente qual è la situazione, quindi quello che si sta verificando finora è un "sapere senza sapere"".
Questo può causare, in un momento storico così delicato, diseguaglianze a scuola? La risposta della Presidente ANP Lazio è assolutamente negativa: "In generale, tranne rarissimi casi, la scuola italiana è una scuola inclusiva." La presidente ci tiene a sottolineare questo aspetto: "Non credo proprio che, dal punto di vista della gestione scolastica, sapere che un ragazzo ha il vaccino e un altro no possa creare disuguaglianze."
Disuguaglianze a scuola? Definire meglio le regole per il Green Pass
Semmai, secondo Costarelli, l'attenzione va spostata su un aspetto che, a suo parere, può nascondere maggiori rischi rispetto alla quarantena "a due velocità" per i vaccinati e non vaccinati. Ed è la questione Green Pass: "Venendo richiesto per l'accesso a musei, cinema, teatri, eccetera può rappresentare un punto di disuguaglianza”.
Una considerazione, questa, che è alla base della decisione da parte della preside di sospendere, per il momento, eventuali uscite scolastiche per gli studenti verso strutture che richiedono il ‘certificato verde’: "Mi sembra - spiega - che si entri in un terreno di disuguaglianza nel momento in cui si va a dire, ad esempio, che uno studente, se vaccinato, può partecipare a uno spettacolo cinematografico, e se non è vaccinato no. La normativa deve essere uniforme per quello che è richiesto a scuola e quello che è richiesto fuori scuola".
Green pass scuola, Costarelli (presidi Lazio):
"Chiarezza attività curriculari esterne studenti"

05 novembre 2021 | 14.20
"Green pass studenti discrimina, viola diritto studio, lede didattica"
Il nodo niente green pass per gli studenti a scuola, ma green pass nelle attività esterne curriculari va sciolto. "Le attività esterne del piano di offerta formativa vanno assimilate a quelle scolastiche. Chiediamo che la questione venga chiarita al più presto a livello legislativo. Il diritto allo studio e la sua gratuità sono preminenti". La sollecitazione è della presidente dell'Associazione nazionale presidi per il Lazio Cristina Costarelli che indica all'Adnkronos una contraddizione di fatto rispetto a quella scuola diffusa sul territorio in agenda ministeriale nonché numerose criticità su altri fronti: "si disincentiva la piena attuazione del piano di offerta formativa; si rischia di violare la privacy dei ragazzi; e soprattutto si creano discriminazioni, che ledono in particolare i più deboli".
"Noi non possiamo chiedere informazioni sulle vaccinazioni, ma di fatto ci troviamo in situazioni in cui le acquisiamo come quando porto i ragazzi al cinema e due di loro sono sprovvisti di Green pass. Che si fa in quel caso? O cosa la volta successiva? Si esclude chi è sprovvisto di certificazione verde? Si rinuncia all'attività? Insomma si attivano tutta una serie di corollari - riscontra Costarelli - che non sono né giusti né gestibili. Ragion per cui è indispensabile un immediato intervento chiarificatore. La nostra proposta è che dentro e fuori scuola gli studenti siano sempre considerati studenti". Dunque niente green pass.

Le quarantene con rientri in classe differenti, a seconda della tipologia di studente, rendono esplicito lo stato vaccinale dei ragazzi. Ma questo,  secondo Cristina costarelli, presidente ANP Lazio, non provocherebbe diseguaglianze.
di Carla Ardizzone

La scuola è tornata in presenza ma l'emergenza sanitaria è ancora in atto. Con la necessità di mettere in isolamento le persone qualora si verifichino casi di positività. Finora, è bastato un solo caso per mandare gli studenti a casa, ma presto - come più volte annunciato dagli organi di stampa - arriveranno nuove indicazioni che “ottimizzeranno” la gestione delle quarantene. Tra le novità più rilevanti, che potrebbero diventare presto parte della quotidianità degli istituti, l’entrata in funzione del meccanismo dal terzo caso di positività per gli studenti vaccinati o dal secondo per i non vaccinati.
Con la possibilità data ai dirigenti scolastici di far scattare il provvedimento in momenti di particolare emergenza. Il portale specializzato Skuola.net ha chiesto a Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, di spiegare la normativa attualmente in vigore e le novità in arrivo.
Come funzionano le quarantene a scuola?
"Le quarantene sono state gestite con delle differenti durate, che derivano dalla circolare del Ministero della Sanità di agosto, con i ragazzi che possono rientrare a scuola con il tampone negativo dopo 7 giorni se vaccinati, dopo 10 giorni se non vaccinati (sempre con tampone negativo) e da 14 giorni in poi senza tampone ma in buone condizioni di salute. Tutte queste situazioni - racconta Costarelli - devono essere dichiarate dal medico attraverso un certificato, quindi le scuole non ricevono gli esiti dei tamponi ma certificazioni mediche di rientro. Il dispositivo di quarantena è invece emanato dalle ASL, questo è avvenuto e sta ancora avvenendo, perché è vero che si parla di una modifica ma allo stato attuale la gestione delle quarantene è ancora quello appena citato".
Come potrebbe cambiare la disposizione delle quarantene?
Sarebbero in arrivo, però, come accennato, nuove indicazioni rivolte alle ASL proprio da parte dell'Istituto superiore di sanità, del Ministero Salute e del Ministero dell'Istruzione, con il contributo delle Regioni: "Un cambiamento importante riguarda proprio la durata delle quarantene e la loro attivazione dai tre casi in poi - sottolinea Costarelli - Sicuramente queste misure, se possibili dal punto di vista medico-sanitario, dal punto di vista scolastico vengono ben accolte. Perché significa avere una reale didattica in presenza che, invece, una gestione di quarantene come quella che stiamo vivendo adesso viene continuamente messa in crisi alla prima positività".
Nella bozza contenente le nuove indicazioni, si ipotizza anche la possibilità per le ASL, in particolari situazioni di emergenza, di trasferire in mano ai dirigenti scolastici della facoltà di decidere chi mandare in quarantena. "Da un punto di vista di principio non sono d'accordo - afferma Costarelli - perché il dispositivo di quarantena è per sua natura di ordine medico, non può essere a carico dei dirigenti. A meno che in uno spirito di estrema collaborazione istituzionale non si tratti di una delega al dirigente".
Tuttavia, lasciare ai presidi la possibilità di poter avviare lo stato di quarantena può essere utile se ciò è organizzato in modo preciso e puntuale: "Lo vorrei - continua la preside - come un atto sanitario che può essere attivato dal dirigente solo in presenza di requisiti molto chiari e netti, in modo da ridurre a zero la discrezionalità del dirigente".
Quarantena "differenziata" per vaccinati: per la preside nessun rischio di "discriminazioni"
Nell'ultima bozza delle nuove indicazioni per la gestione di casi di contagio a scuola, sembra però rimanere la differenziazione della durata della quarantena per studenti vaccinati e non vaccinati, prevista tutt'ora, che permette a chi è immunizzato di ricorrere alla Dad per minor tempo rispetto a i non vaccinati. Ma che, allo stesso tempo, rende "esplicito" lo stato vaccinale degli studenti, che in teoria dovrebbe rimanere sconosciuto a docenti e preside a motivo della privacy.
"Il fatto che adesso gli alunni siano vaccinati o non vaccinati è un dato che le scuole ufficialmente non conoscono, chi lo sa è il medico di base. Ma ovviamente si capisce perché ad esempio, in una classe in quarantena, i ragazzi che cominciano a rientrare dopo 7 giorni hanno il certificato medico perché sono vaccinati. Quindi, ad oggi, è un'informazione "nascosta" dietro il certificato medico. Ma docenti, compagni, dirigenti e genitori sanno capiscono immediatamente qual è la situazione, quindi quello che si sta verificando finora è un "sapere senza sapere"".
Questo può causare, in un momento storico così delicato, diseguaglianze a scuola? La risposta della Presidente ANP Lazio è assolutamente negativa: "In generale, tranne rarissimi casi, la scuola italiana è una scuola inclusiva." La presidente ci tiene a sottolineare questo aspetto: "Non credo proprio che, dal punto di vista della gestione scolastica, sapere che un ragazzo ha il vaccino e un altro no possa creare disuguaglianze."
Disuguaglianze a scuola? Definire meglio le regole per il Green Pass
Semmai, secondo Costarelli, l'attenzione va spostata su un aspetto che, a suo parere, può nascondere maggiori rischi rispetto alla quarantena "a due velocità" per i vaccinati e non vaccinati. Ed è la questione Green Pass: "Venendo richiesto per l'accesso a musei, cinema, teatri, eccetera può rappresentare un punto di disuguaglianza”.
Una considerazione, questa, che è alla base della decisione da parte della preside di sospendere, per il momento, eventuali uscite scolastiche per gli studenti verso strutture che richiedono il ‘certificato verde’: "Mi sembra - spiega - che si entri in un terreno di disuguaglianza nel momento in cui si va a dire, ad esempio, che uno studente, se vaccinato, può partecipare a uno spettacolo cinematografico, e se non è vaccinato no. La normativa deve essere uniforme per quello che è richiesto a scuola e quello che è richiesto fuori scuola".
Green Pass a scuola: tra prof assenti, scioperi "a oltranza”
e homeschooling, la preside spiega la situazione

Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio, è intervenuta su Skuola.net per spiegare la situazione nelle aule, tra scioperi "a oltranza", sospensioni dal servizio a causa del Green Pass e homeschooling in crescita
di Lucilla Tomassi
Le scuole hanno riaperto le loro porte agli studenti al 100% della presenza da poco meno di due mesi, ma la necessaria esibizione del Green Pass per tutti i lavoratori della scuola, fin dai primi giorni di settembre, ha portato a proteste e malumori. Di conseguenza, è evidente che i disagi nel comparto scuola, tra docenti assenti perché sprovvisti di certificazione o in sciopero, non manchino. I problemi, inoltre, non riguardano solamente professori e personale, ma anche le famiglie. Non pochi sono stati i casi di ritiro dei bambini dalle scuole da parte dei genitori per applicare forme di homeschooling per evitare gli ambienti scolastici.
Ma come sta effettivamente procedendo la scuola italiana in questo periodo? Per fare il punto della situazione, in queste settimane tanto complesse, Skuola.net ha chiesto aiuto a Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, che ha provato a spiegare in breve la realtà negli istituti in questi tumultuosi giorni.
Le proteste no-Green Pass sono arrivate anche nelle scuole
Dopo aver assistito in questi mesi a molte manifestazioni contro l’obbligo di Green Pass, dapprima specificamente nel comparto scuola, e solo ultimamente estese a tutte le frange di lavoratori pubblici e privati, è naturale chiedersi quale sia stata la partecipazione di professori e personale scolastico.
Rispetto alla partecipazione dei professori, dei numeri reali, oggettivi, non è possibile averli” chiarisce subito Cristina Costarelli, portando quindi la discussione su un mero ragionamento numerico: “Si possono fare delle stime, partendo da un dato che, a settembre, rispetto ai non vaccinati era di 138.000”. La presidente ANP Lazio spiega anche che solo una parte di questi 138.000 non ancora vaccinati sono da considerarsi no-Green Pass, in quanto una parte di questi, ogni giorno, all’ingresso a scuola presenta il proprio certificato verde ottenuto tramite tampone. Innegabile però che si tratti, anche nel mondo scolastico, di “una partecipazione importante”, afferma Costarelli, ma “non estensiva”, puntualizza la preside, assicurando quindi che “non riguarda la maggior parte delle scuole.”
Inoltre, in più di un’occasione gli scioperi di queste settimane sono stati definiti “a oltranza”, ma nelle scuole “ogni docente può scioperare un giorno”, racconta Costarelli. “Quindi sicuramente è un disagio importante che si aggiunge, in molte situazioni, a delle criticità già preesistenti, come l’assenza di docenti” conclude in merito la preside.
Green Pass e docenti: si ricorre ai supplenti per i prof sospesi
L’obbligo di esibire il Green Pass è realtà a tutti gli effetti nelle scuole italiane. I docenti che non rispettano questo diktat incorrono nell’assenza ingiustificata fino a 5 giorni, dopodiché parte la sospensione che può avere una durata massima di 15 giorni, come stabilito dalla Legge 133 del 2021, che ha trasformato in legge il Decreto Legge del 6 agosto. Ma in teoria la didattica non si dovrebbe interrompere a causa di un prof sprovvisto di Green Pass. Infatti, per assicurare il normale svolgimento delle lezioni a tutti gli studenti, durante il periodo di sospensione del docente di ruolo, viene chiamato un supplente.
Il supplente avrà un contratto a tempo determinato “per il periodo che si decide di contrattualizzare”, spiega Costarelli, e continua: “Ciò significa che se il docente sospeso si regolarizza al sesto giorno, e invece è stato fatto un contratto al supplente per 15 giorni, comunque il docente sospeso rientra dopo 15 giorni”. Misura considerata da Costarelli stessa come “rispettosa della situazione degli studenti”, in quanto “stabilire un tempo fisso di attività del supplente è giusto, corretto e rispettoso del diritto allo studio degli alunni.”
Homeschooling: perché i presidi non sono d’accordo
La richiesta da parte dei genitori di ritirare i figli dalle scuole per iniziare un percorso di homeschooling e di istruzione parentale è in crescita. Addirittura ci sono stati casi di cosiddette “scuole clandestine no-vax" in Alto Adige. L’istruzione a casa non è, in realtà, nulla di nuovo, ma anzi è una possibilità prevista dal nostro sistema scolastico. In questi mesi però sta aumentando la sua platea per diversi aspetti, “da un lato per un discorso di paura del contagio”, spiega Costarelli, mentre dall’altro lato “può essere sicuramente legata alla questione di scelte no-vax”.
Per la preside del Liceo Newton la scuola ha “un valore diverso rispetto all’homeschooling, nella scuola è possibile tutta una dimensione di relazione, di comunicazione, di affettività”, commenta esprimendo un parere personale in merito, che continua analizzando la situazione attuale dei ragazzi: “anche alla luce di tanti disagi che stiamo registrando da un anno e mezzo ad oggi, derivanti da una situazione di isolamento, di solitudine dei nostri alunni, che sicuramente una scelta come l’homeschooling può favorire.
Ancora di più sono convinta di questa posizione quando diventa una via di fuga dal rispetto di alcune norme, oppure anche quando nasconde delle paure legate alla situazione sanitaria”, infatti secondo la preside, nonostante le preoccupazioni in merito al pericolo Covid siano comprensibili, “è anche vero che se le autorità sanitarie ci dicono che a scuola si può stare, nel rispetto di alcune indicazioni” sottolinea Costarelli, che conclude con una considerazione frutto dell’esperienza degli anni, in particolare di questi ultimi: ”è bene che gli alunni stiano a scuola”.

Le quarantene con rientri in classe differenti, a seconda della tipologia di studente,
rendono esplicito lo stato vaccinale dei ragazzi. Ma questo,
secondo Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio, non provocherebbe diseguaglianze
.
di Carla Ardizzone

La scuola è tornata in presenza ma l'emergenza sanitaria è ancora in atto. Con la necessità di mettere in isolamento le persone qualora si verifichino casi di positività. Finora, è bastato un solo caso per mandare gli studenti a casa, ma presto - come più volte annunciato dagli organi di stampa - arriveranno nuove indicazioni che “ottimizzeranno” la gestione delle quarantene. Tra le novità più rilevanti, che potrebbero diventare presto parte della quotidianità degli istituti, l’entrata in funzione del meccanismo dal terzo caso di positività per gli studenti vaccinati o dal secondo per i non vaccinati.
Con la possibilità data ai dirigenti scolastici di far scattare il provvedimento in momenti di particolare emergenza. Il portale specializzato Skuola.net ha chiesto a
Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, di spiegare la normativa attualmente in vigore e le novità in arrivo.

Come funzionano le quarantene a scuola?
"Le quarantene sono state gestite con delle differenti durate, che derivano dalla circolare del Ministero della Sanità di agosto, con i ragazzi che possono rientrare a scuola con il tampone negativo dopo 7 giorni se vaccinati, dopo 10 giorni se non vaccinati (sempre con tampone negativo) e da 14 giorni in poi senza tampone ma in buone condizioni di salute. Tutte queste situazioni - racconta Costarelli - devono essere dichiarate dal medico attraverso un certificato, quindi le scuole non ricevono gli esiti dei tamponi ma certificazioni mediche di rientro. Il dispositivo di quarantena è invece emanato dalle ASL, questo è avvenuto e sta ancora avvenendo, perché è vero che si parla di una modifica ma allo stato attuale la gestione delle quarantene è ancora quello appena citato".
Come potrebbe cambiare la disposizione delle quarantene?
Sarebbero in arrivo, però, come accennato, nuove indicazioni rivolte alle ASL proprio da parte dell'Istituto superiore di sanità, del Ministero Salute e del Ministero dell'Istruzione, con il contributo delle Regioni: "Un cambiamento importante riguarda proprio la durata delle quarantene e la loro attivazione dai tre casi in poi - sottolinea Costarelli - Sicuramente queste misure, se possibili dal punto di vista medico-sanitario, dal punto di vista scolastico vengono ben accolte. Perché significa avere una reale didattica in presenza che, invece, una gestione di quarantene come quella che stiamo vivendo adesso viene continuamente messa in crisi alla prima positività".
Nella bozza contenente le nuove indicazioni, si ipotizza anche la possibilità per le ASL, in particolari situazioni di emergenza, di trasferire in mano ai dirigenti scolastici della facoltà di decidere chi mandare in quarantena. "Da un punto di vista di principio non sono d'accordo - afferma Costarelli - perché il dispositivo di quarantena è per sua natura di ordine medico, non può essere a carico dei dirigenti. A meno che in uno spirito di estrema collaborazione istituzionale non si tratti di una delega al dirigente".
Tuttavia, lasciare ai presidi la possibilità di poter avviare lo stato di quarantena può essere utile se ciò è organizzato in modo preciso e puntuale: "Lo vorrei - continua la preside - come un atto sanitario che può essere attivato dal dirigente solo in presenza di requisiti molto chiari e netti, in modo da ridurre a zero la discrezionalità del dirigente".
Quarantena "differenziata" per vaccinati: per la preside nessun rischio di "discriminazioni"
Nell'ultima bozza delle nuove indicazioni per la gestione di casi di contagio a scuola, sembra però rimanere la differenziazione della durata della quarantena per studenti vaccinati e non vaccinati, prevista tutt'ora, che permette a chi è immunizzato di ricorrere alla Dad per minor tempo rispetto a i non vaccinati. Ma che, allo stesso tempo, rende "esplicito" lo stato vaccinale degli studenti, che in teoria dovrebbe rimanere sconosciuto a docenti e preside a motivo della privacy.
"Il fatto che adesso gli alunni siano vaccinati o non vaccinati è un dato che le scuole ufficialmente non conoscono, chi lo sa è il medico di base. Ma ovviamente si capisce perché ad esempio, in una classe in quarantena, i ragazzi che cominciano a rientrare dopo 7 giorni hanno il certificato medico perché sono vaccinati. Quindi, ad oggi, è un'informazione "nascosta" dietro il certificato medico. Ma docenti, compagni, dirigenti e genitori sanno capiscono immediatamente qual è la situazione, quindi quello che si sta verificando finora è un "sapere senza sapere"".
Questo può causare, in un momento storico così delicato, diseguaglianze a scuola? La risposta della Presidente ANP Lazio è assolutamente negativa: "In generale, tranne rarissimi casi, la scuola italiana è una scuola inclusiva." La presidente ci tiene a sottolineare questo aspetto: "Non credo proprio che, dal punto di vista della gestione scolastica, sapere che un ragazzo ha il vaccino e un altro no possa creare disuguaglianze."
Disuguaglianze a scuola? Definire meglio le regole per il Green Pass
Semmai, secondo Costarelli, l'attenzione va spostata su un aspetto che, a suo parere, può nascondere maggiori rischi rispetto alla quarantena "a due velocità" per i vaccinati e non vaccinati. Ed è la questione Green Pass: "Venendo richiesto per l'accesso a musei, cinema, teatri, eccetera può rappresentare un punto di disuguaglianza”.
Una considerazione, questa, che è alla base della decisione da parte della preside di sospendere, per il momento, eventuali uscite scolastiche per gli studenti verso strutture che richiedono il ‘certificato verde’: "Mi sembra - spiega - che si entri in un terreno di disuguaglianza nel momento in cui si va a dire, ad esempio, che uno studente, se vaccinato, può partecipare a uno spettacolo cinematografico, e se non è vaccinato no. La normativa deve essere uniforme per quello che è richiesto a scuola e quello che è richiesto fuori scuola".


Scuola, l’allarme dei presidi: Caos e procedure inapplicabili . Ancora problemi e dubbi a due settimane dal ritorno in classe
di Giuliano Rosciarelli, 27 Agosto 2021

(LaPresse) “L’applicazione di controllo del green pass non funziona su tutti i dispositivi, le classi continueranno ad essere affollate e senza distanziamento, sui trasporti è ancora tutto fermo. La partenza della scuola è allo stesso punto dello scorso anno”. Cristina Costarelli, dirigente scolastica del liceo classico Newton a Roma si unisce al grido di allarme lanciato dai presidi italiani in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico prevista per il 13 settembre. “Sono arrivati dei fondi in questi due anni che abbiamo usato per la manutenzione scolastica, per i dispositivi di sicurezza e per l’assistenza psicologica ma ad esempio per l’edilizia scolastica non è arrivato nulla. Abbiamo ancora classi con 30 alunni dove sarà impossibile garantire il distanziamento. C’è poi la questione dei controlli. Ogni mattina dovremmo metterci a verificare la validità dei green pass con passaggi che risulteranno lenti e con ricadute sugli orari scolastici. Per quanto riguarda le entrate poi non abbiamo ancora alcuna informazione sugli scaglionamenti”. C’è poi la beffa dell’app C-19, quella che consente di verificare la validità dei green pass: “Abbiamo scoperto solo dopo l’acquisto di tablet nuovi che l’applicazione non poteva essere installata su quel modello. Nessuno ce lo aveva detto e abbiamo dovuto ricomprarne di nuove con spreco di risorse e di tempo”.
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Scuola, orari scaglionati: "Producono effetti negativi sui ragazzi".
La denuncia della preside
La doppia entrata alle 8:00 e alle 9:40 a scuola sta portando scompiglio in diversi istituti.
Anche Costarelli, presidente ANP Lazio, ritiene che il turno delle 9:40 provochi disagi a famiglie e scuole.
di Federico Bianchetti
Gli orari di entrata e uscita "scaglionati" stanno gettando nel caos le scuole. Negli ultimi giorni, numerose sono state le proteste in tutta Italia da parte degli studenti che si sono mobilitati per chiedere una modifica delle disposizioni vigenti.
In particolare, i riflettori sono puntati sull’attuazione della “doppia fascia” di ingresso, alle 8:00 e alle 9:40, volute dai prefetti, che molte scuole nell’ultimo periodo hanno adottato. A riguardo, è intervenuta Cristina Costarelli, Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio e preside del Liceo Newton di Roma, che ha espresso i suoi dubbi sulla funzionalità del turno delle 9:40 chiedendo una revisione della situazione odierna.
Fasce orarie di ingresso, i presidi: “Massima preoccupazione”
“In riferimento alle due fasce orarie di ingresso alle 8,00 e alle 9,40 torniamo a rappresentare (dopo averlo fatto presente prima dell’inizio delle attività didattiche) la nostra massima preoccupazione per quanto sta accadendo in queste settimane”: così la preside del Liceo Newton Cristina Costarelli che, in qualità di Presidente dell’ANP del Lazio, nha anche emesso un comunicato rivolto al Prefetto, alla Regione e alla Sindaca Raggi, nel quale si esprime tutta la preoccupazione riguardo la situazione degli studenti che “vedono fortemente limitato il tempo di vita, per lo studio e lo svolgimento di attività extrascolastiche a causa di orari di rientro anche molto tardi”, senza contare le “difficoltà organizzative nelle scuole per gli orari delle lezioni e dei docenti”. Tutti elementi che stanno procurando “notevoli disagi alle famiglie”.
Orari scaglionati, presidi chiedono autonomia
Studenti e presidi, insomma, stanno facendo fronte comune nel contestare l’organizzazione delle fasce orarie, puntando il dito in particolare sull’ingresso alle 9:40, che compromette gran parte del tempo pomeridiano dei ragazzi e rende difficile l’organizzazione delle lezioni.
Nel testo si leggono le proposte alternative avanzate dall’Associazione Nazionale Presidi del Lazio:
stabilire l’ingresso in un unico orario, dal momento che il carico dei mezzi di trasporto è possibile all’80%, con l’auspicio che venga spostato in orario successivo l’ingresso delle altre attività commerciali e produttive;
affidare la definizione degli scaglioni orari all’autonomia delle scuole;
considerare come possibili fasce le ore 8 e le ore 9
Fasce orarie di ingresso, effetti negativi “peggiori della Dad”
“Si rappresenta infine come questa situazione stia compromettendo la serenità generale dei nostri ragazzi, proprio nel momento del tanto atteso rientro a scuola tutti in presenza” scrive la preside, in rappresentanza dei colleghi laziali. E continua: “Avrebbero meritato di vivere in una condizione di massimo benessere, anche alla luce dei disagi e delle difficoltà dei due anni scolastici precedenti”. Invita quindi a una “urgente rivisitazione della situazione attuale”, considerando quanto “l'attuale scaglionamento degli orari produce sicuramente effetti negativi sui ragazzi, peggiori della tanto demonizzata Dad”.

     28 settembre 2021

Scuola, Costarelli (presidi Lazio): "In quarantena solo compagno banco? Non siamo in aereo"

"Si tenga conto anche di quarantene docenti, chiesto tavolo. Medici di base disinformati e per rientro ragazzi necessarie anche 2 settimane"
"Oltre a ragionare sulle quarantene degli alunni si tenga conto anche di quelle dei docenti. Se si parla di riduzione o rimodulazione, chiediamo alla regione Lazio di rendere il più possibile simili i protocolli adottati dalle Asl per gestire le quarantene degli insegnanti". Lo dice all'Adnkronos la presidente dei presidi per il Lazio, Cristina Costarelli che comunica: "abbiamo chiesto un tavolo tecnico con la Regione per analizzare le criticità e trovare soluzioni". Quindi sull'idea di quarantena in micro bolle, ad esempio limitata al compagno di banco afferma: "La scuola non è un aereo".
"La quarantena dei docenti dall'anno scorso viene gestita in modo diversificato - rileva - Per cui noi ci troviamo con Asl che mettono in quarantena i docenti in modo automatico nel caso in cui in una classe ci sia stato un caso di positività al covid, ed altre che invece richiedono ai docenti la compilazione di questionari in base a cui scatta o meno la quarantena - spiega - Non si considera che un docente in isolamento è tolto a più di una classe e che ciò genera un disagio complesso e difficile da gestire. Per questo stiamo chiedendo alla Regione che i protocolli dei questionari siano simili, ma ancora svariate Asl del Lazio non li hanno inviati".
Quarantena solo per il compagno di banco? "Qui entra in gioco la competenza medica - risponde Costarelli, anche dirigente del liceo Newton a Roma - Noi sosteniamo che l'azione eventuale di riduzione della quarantena debba essere abbinata allo screening attraverso i tamponi. La bolla senza screening non è una garanzia. Gli studenti si muovono. Ed è impensabile basarsi sul loro resoconto. A differenza di quanto pensa D'Amato, la scuola non è un aereo".
E guardando al post quarantena la presidente Anp Lazio solleva la questione medici di base: "manca l'informazione capillare. Alcuni ancora neanche sanno di dover fare il certificato di rientro a chi è andato in quarantena, dato che ormai la durata dell'isolamento è differenziata in base allo stato vaccinale. Così i ragazzi tornano in classe alla spicciolata, a me è capitato che prima di essere tutti presenti - conclude - siano state necessarie addirittura due settimane".

Scuola, licei in agitazione per gli orari scaglionati.
Presidi Lazio e sindacato studenti: "Cambiare metodo"

Allo scientifico in zona Colosseo venerdì 8 ottobre sono entrati solo in 30, dopo un aspro confronto con la dirigente. Il sindacato studentesco chiede di tornare agli ingressi pre-Covid, spalleggiato dall'associazione nazionale presidi Lazio
Valerio Valeri"Capiamo la situazione dovuta alla pandemia, stiamo affrontando i disagi dovuti allo scaglionamento degli orari nel miglior modo possibile, ma non ci sta bene che la componente studentesca venga ignorata dalla dirigente scolastica". Aurora Iacob, 18 anni, rappresentante d'Istituto del liceo Cavour e attiva nel sindacato studentesco romano, a Roma Today esprime tutto il disagio delle compagne e dei compagni dopo un mese dall'inizio dell'anno scolastico. Venerdì 8 ottobre la quasi totalità dello Scientifico a due passi dal Colosseo non è entrato a fare lezione: "Abbiamo deciso di scioperare - spiega - perchè i colloqui con la preside inizialmente sono andati male, abbiamo chiesto dialogo e apertura rispetto alle nostre problematiche, legate in particolare alle uscite ritardate e all'assenza di pause durante la didattica. Inizialmente la risposta della professoressa Sabatano è stata: 'Voi siete studenti e pensate a studiare, alla scuola ci pensiamo noi insegnanti'". Così l'8 ottobre in classe c'erano solo 30 alunni, la metà dei quali dovevano fare gli esami di inglese del Cambridge. "A quel punto la preside si è resa conto della serietà della nostra protesta - prosegue Aurora - e come primo segno di apertura ha reintrodotto la ricreazione in cortile, che si svolge in due momenti distinti da 15 minuti ciascuno: prima c'era il Covid, ora non c'è più, strano vero?". Rete Studenti Medi al Prefetto: "Basta scaglionamento"
Ma le problematiche non riguardano, ovviamente, solo il liceo Cavour. Nei giorni scorsi la Rete degli Studenti Medi di Roma ha inviato una lettera al Prefetto Matteo Piantedosi per porre l'attenzione sui forti disagi che quasi tutti stanno subendo a causa dello scaglionamento degli orari e chiedere un confronto: "Questo regime mortifica l'attività extrascolastica  - si legge nel documento - che ancora di più in questo periodo e dopo due anni di didattica a distanza è fondamentale. Impossibile non sottolineare quanto la salute mentale sia stata messa a dura prova da questo periodo  - proseguono gli studenti - ed è proprio per questo che diventano ancora più fondamentali i momenti di socialità, di tempo libero, di arricchimento personale attraverso attività sportive, artistiche e culturali che rappresentano la vita adolescenziale e la crescita del singolo". Le richieste sono fondamentalmente tre: eliminare lo scaglionamento, garantire l'utilizzo delle ore da 50 minuti e incrementare sicurezza e frequenza dei mezzi pubblici. La stessa Aurora è un esempio lampante di come gli orari scaglionati incidano sulla quotidianità: "Io abito a Tor Bella Monaca - spiega - e ci sono volte in cui torno a casa alle 17.30 senza nemmeno aver pranzato. Poi non faccio attività sportive, ma sono molto attiva nel sindacato studentesco quindi il tempo che mi rimane è poco e le ore di studio si riducono moltissimo".
Costarelli (Presidi Lazio): "Con Prefetto e Ufficio Scolastico non c'è dialogo"
Anche Cristina Costarelli, presidente dell'associazione nazionale presidi del Lazio e dirigente scolastica del "Newton", da tempo sta cercando un dialogo con l'ufficio scolastico regionale e il Prefetto, senza successo: "E' da prima di settembre che abbiamo sollevato la questione - dichiara a Roma Today - chiedendo che gli orari fossero tra le 8 e le 9, oltre a lasciare autonomia alle scuole. Ma di tutta risposta è arrivata l'ordinanza con l'ingresso alle 9.40, nient'altro. L'ultima volta che abbiamo parlato con Rocco Pinneri dell'USR? Nemmeno me la ricordo, su questa problematica c'è il silenzio assoluto". "Oggi ho parlato con dei genitori - continua la dirigente scolastica - e mi hanno espresso la difficoltà di gestire gli orari dei figli per le attività extra scolastiche. Da noi alla fine va anche abbastanza bene, c'è didattica anche al sabato quindi distribuiamo meglio l'orario, ma in altre realtà si torna a casa alle 17.30. Quando studiano questi ragazzi? Una situazione come questa non fa che peggiorare anche le condizioni mentali, non aiuta il benessere delle alunne e degli alunni che vengono da un anno e mezzo di isolamento, devono ritrovare la loro quotidianità e così è difficilissimo. Credo abbiano ragione a protestare, come anche a chiedere un confronto al Prefetto, ma mi auguro non decidano di occupare o fare autogestioni, non è la strada giusta". L'Anp Lazio però non demorde: "Torneremo a chiedere apertura a Piantedosi e Pinneri - conclude Costarelli - e coinvolgeremo l'Anci, l'unione delle province, la Città Metropolitana".

Supplenze, l’algoritmo getta nel caos molte scuole: dati non aggiornati e tantissime rinunce.
Si invocano le assegnazioni in presenza. E gli studenti sono senza insegnanti

Di Fabrizio De Angelis
Tutti in cattedra per l’inizio delle lezioni? Non esattamente. Era questo il proposito del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Progetto riuscito in buona parte dei casi ma che, guardando alle singole province e addirittura città, non ha trovato sempre riscontro. La colpa? I precari la attribuiscono al nuovo algoritmo che gestisce le operazioni ma in realtà questo problema si associa ad altri fenomeni che stanno lasciano ancora molti studenti senza insegnanti.
“La situazione che si è venuta a trovare è molto articolata. Quest’anno a causa delle rinunce in numero esorbitante e le autorizzazioni in deroga sul sostegno, si è creata una situazione complessa“. E’ il commento rilasciato ad Orizzonte Scuola di Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola.
“Quest’anno – prosegue la sindacalista – si è quindi creato un numero di disponibilità sopraggiunte che lasciano ovviamente l’amaro in bocca a chi hanno scelto in prima battuta. Prima si poteva rinunciare e poi si passava alla nomina da graduatoria di istituto. Ma quest’anno non è così, si continuano a scorrere le Gps. Per cui ci sono molti che hanno scelto la sede anche se non propriamente comoda. Ci sono altri docenti che non immaginavano che non avrebbero avuto la nomina da graduatorie di istituto non presentatandosi. Altri che non hanno nulla a che fare con la scuola e che dunque hanno deciso di rinunciare tranquillamente. Altri hanno impegni lavorativi diversi e non hanno trovato le condizioni per uno spezzone, ad esempio”.
“E’ chiaro che le rinunce vengono rimesse in gioco, come avveniva un tempo, per le nuove nomine. Quindi si continua a scorrere. Ci sono aspetti che abbiamo contestato dell’algoritmo, come la 104 o la mancata indicazione del completamento su spezzoni. Ci sono aspetti che hanno mostrato certe difficoltà”, ammette Gissi che però evidenzia un punto in particolare: “Quello che ci lascia l’amaro in bocca è la grande quantità di rinunce che lasceranno gli studenti senza insegnanti per diverso tempo in attesa delle Mad. E’ anche aumentata la richiesta di part-time e questo incide sulle discipline da coprire”.
“Dovremmo fare una analisi su come migliorare l’algoritmo. Allo stesso tempo dobbiamo capire come far diventare la scuola un luogo  attrattivo per rendere il lavoro con impegno serio e formale a cui far corrispondere un’attenzione particolare da parte dell’amministrazione per chi non rinuncia e lavora per la scuola con passione“, conclude la segretaria generale della Cisl Scuola.
Anche lato dirigenti scolastici la questione sta generando parecchi problemi. Alcuni li racconta ad Orizzonte Scuola Cristina Costarelli, presidente ANP Lazio e preside del liceo scientifico Newton di Roma, una delle città più colpite dall’algoritmo:  “L’algoritmo non sta funzionando, almeno a Roma e provincia. Se è da bocciare? Non so ma è da rivedere il meccanismo sicuramente”.
Costarelli però evidenzia un altro aspetto: “C’è anche una questione di dati acquisiti dall’algoritmo. A noi risulta che questo passaggio non sia avvenuto. Sono state messe infatti indisponibilità a posti che non risultano alle scuole o a differenza che mancano. Quindi c’è anche un problema di dati che, almeno su Roma, non sono aggiornati“.
“Oggi abbiamo scuole che non hanno 10-12 docenti e altre che invece ne hanno in più, con tutto ciò che ne consegue – prosegue la presidente ANP Lazio, che si chiede: “Che si si deve fare in questi casi? Si fa prendere servizio ai docenti ma non si possono contrattualizzare?”
La dirigente del Newton di Roma parla anche delle tempistiche e delle rinunce: “la legge consente la rinuncia ai candidati supplenti ma si dovrebbe mettere un giorno cuscinetto per poter acquisire le rinunce. Perchè oggi le scuole di Roma sono nel caos. I supplenti a 7 giorni sono in sospeso e i nuovi assegnati non si sa se accettano o meno. E nel frattempo le classi sono senza docenti. A margine di un giorno di sciopero come quello di oggi, ricordiamolo“, conclude Costarelli.
Anita Pelaggi, del Coordinamento Nazionale Precari Scuola, spiega ad Orizzonte Scuola il punto di vista dei docenti precari, candidati alle supplenze: “L’algoritmo in moltissimi casi non ha funzionato. Persone con punteggio minore hanno scavalcato persone con punteggio maggiore. C’è qualcosa che non va. A Milano molte cattedre sono scoperte“.
E ancora: “Se in una graduatoria negli anni  un docente ha accumulato un punteggio di servizio questo deve essere rispettato. Invece questo algoritmo sembra aver lasciato situazioni poco chiare e precise“.
Per questo motivo, la docente conclude: “crediamo che non si possa giocare al terno al lotto e che sarebbe meglio ritornare ad una forma più trasparente di assegnazioni come quelle in presenza ad esempio“.
 

Green Pass, una app per il personale della scuola. A settembre classi in sicurezza?
 
Come sarà la scuola di questo terzo anno di pandemia? E soprattutto sono al sicuro studenti, insegnanti, e tutto il personale della scuola?
 
Una cosa sembra abbastanza certa. La Dad, la didattica a distanza, dovrebbe essere evitata. Si confida molto sul Green Pass. Sui controlli dei Green pass a scuola "stiamo lavorando con presidi e il Garante della Privacy per avere uno strumento semplice e facile che permetta ai presidi tutte le mattine di controllare chi ha disco il verde e chi il disco rosso", ha detto il ministro dell'Istruzione Bianchi Per quanto riguarda i tempi della app, sarà disponibile da "quando i ragazzi saranno a scuola". Nell'ultima settimana la percentuale di persone che ha ricevuto la prima somministrazione di vaccino o dose unica ha raggiunto quota 90,45%
 
Con noi:
Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi nel Lazio
Maddalena Gissi, segretario di Cisl Scuola
Rosaria D’Anna, presidente dell’Associazione Age
Virginia Kaladich, presidente della Fidae, la federazione delle scuole d’ispirazione cattolica
 
Trasmissione di Alesssandro Guarasci
 

 Scuola: Costarelli (presidi Lazio), 'si modifichi legge su esclusi da obbligo Green pass'
 Roma, 26 ago. (Adnkronos)
 
"Abbiamo già presentato e chiesto un chiarimento formale sull'esclusione dall'obbligo di green pass degli operatori scolastici non dipendenti dal ministero dell'Istruzione, degli Istituti tecnici superiori e di quelli di Istruzione e Formazione Professionale. Speriamo che l'istanza sia accolta entro il 6 ottobre e che la legge sia modificata perché è evidente l'incongruenza. Anche se a questo punto, alla riapertura purtroppo entreranno a scuola senza certificazione verde perché non è nostra competenza richiedere l'esibizione di qualcosa che non è previsto dalla legge".
Ne parla con l'Adnkronos Cristina Costarelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi del Lazio. Secondo la Costarelli, una volta risolta l'incongruenza, a ricadere in aggiunta sulle scuole ad ottobre sarà non tanto la gestione del personale mense "che ha una sua struttura indipendente", quanto quella degli assistenti alle disabilità che "auspichiamo siano inseriti nella futura piattaforma informatica" che gestirà il personale di segreteria. "La piattaforma sarà di grande aiuto. Fortunatamente ci si è arrivati - afferma la neo-eletta presidente dei presidi del Lazio - Ci consentirà di evitare il controllo quotidiano manuale di tutti i green pass e risolverà il problema privacy. Un grande sollievo". Nel frattempo, in attesa dell'attivazione della piattaforma, "dovremo effettuare controlli giornalieri con aggravi considerevoli sul personale. Inoltre i professori dovranno arrivare a scuola in anticipo ed è chiaro che potranno esserci ritardi per l'avvio delle lezioni e le classi potrebbero restare per qualche minuto scoperte. Speriamo dunque che l'ipotesi piattaforma si concretizzi al più presto". Altro nodo ancora irrisolto: "Siamo in attesa che il Ministero con circolare sciolga l'ambiguità della nota firmata da Stefano Versari in cui è prevista la sospensione dello stipendio dal primo giorno di mancata esibizione del green pass, mentre il decreto dice dal quinto".

Cristina Costarelli (ANP ROMA)sul piano scuola estate:

“Da considerare un’opportunità oltre l’estate”

“Serve ragionare facendo i conti con la realtà, senza farsi problemi per quanto riesce impossibile da attuare. E va considerata l’opportunità in termini formativi da poter estendere oltre l’estate, anche perché si può accedere a ciascuna delle tre fasi del Piano indipendentemente dalle altre. Da una ricognizione nell’istituto che dirigo, il Liceo scientifico Isacco Newton di Roma, ho riscontrato una risposta di partecipazione estiva molto limitata da parte degli studenti, cosa che ci ha condotti a pianificare le azioni per il mese di settembre. Con la situazione della nostra segreteria, abbiamo escluso la partecipazione all’avviso PON che scadrà oggi, una delle fonti di finanziamento del Piano”.
“Abbiamo dunque optato per la presentazione del progetto per i fondi Monitor 440 – prosegue Costarelli – nella prospettiva dell’inizio del nuovo anno scolastico, oltre ad utilizzare le risorse del Decreto sostegni.
Così Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma e dirigente scolastico del Liceo Newton, sul Piano Estate della Scuola messo a punto dal Ministero dell’Istruzione.
Punteremo soprattutto sul recupero e sul potenziamento degli apprendimenti, con percorsi di didattica innovativa. E, in base alle adesioni, poi, ci regoleremo sulle restanti proposte”.
Rimarcando: “Accanto all’occasione che apre il Piano Estate, diverse sono le criticità rilevate per le scuole: in non pochi istituti abbiamo notizia che il Piano non viene approvato dal collegio docenti, e ciò dispiace perché è un’opportunità persa.
Inoltre, le differenze sulla presentazione delle attività sono evidenti in riferimento alla tipologia dei contesti scolastici”.
“Una delle maggiori difficoltà nelle scuole – sottolinea Anna Messinese, dirigente scolastico dell’IISS Giorgio Ambrosoli di Roma – è quella di avere a disposizione una squadra pronta a realizzare il Piano.
Ci sono casi in cui le segreterie oppongono resistenza perché impegnate in questo periodo in numerose altre azioni da espletare. Da parte nostra, abbiamo realizzato 13 moduli incentrati sull’aspetto comunicativo. Sui fondi 440 stiamo cercando di capire le esigenze”.
Noi – aggiunge Patrizia Marini, dirigente scolastico dell’ITA Emilio Sereni – abbiamo pensato di sviluppare un hackaton sui temi dell’educazione civica correlati alla sostenibilità, per formare figure professionali capaci di usare le tecnologie legate alla produzione per gestire i cambiamenti in atto”.
Roma, li 21/05/2021


Maturità 2021, il protocollo di sicurezza: guida completa e risposte alle domande frequenti
Dall'obbligo di mascherina alla distanza di due metri da mantenere tra maturando e commissione. Ecco tutte le regole da seguire

Il MI ha divulgato il protocollo di sicurezza che tutte le persone coinvolte negli esami di Stato 2021 saranno tenute a seguire per evitare il contagio da Covid-19. Il documento, fondamentalmente, rimanda alle regole formulate per la Maturità dello scorso anno, ma non sono assenti novità fondamentali da tenere a mente e da osservare in sede d’esame: nel 2021, infatti, si ha lo stop alle mascherine di comunità, e sono sconsigliate anche le tipo FFP2 per un uso prolungato.Le raccomandate per il colloquio rimangono le mascherine di tipo chirurgico. Con Skuola.net scopriamo nel dettaglio come sarà l’esame di quest’anno e, grazie all’aiuto di Cristina Costarelli, Dirigente scolastica Newton di Roma e vicepresidente ANP Lazio, troveranno risposta anche alle domande più frequenti sul protocollo di sicurezza.

Protocollo di sicurezza Maturità 2021: come funzionerà quest’anno?
Come anticipato, sono sostanzialmente confermate le misure previste nel Protocollo d’Intesa 2019-2020, con alcune novità. Ecco le più importanti nel dettaglio.
  • Sarà necessario mantenere sempre due metri di distanza fra candidato e commissione.
  • Studentesse e studenti potranno avere un solo accompagnatore.
  • Il calendario di convocazione, che prevede un massimo di 5 candidati al giorno, dovrà essere comunicato preventivamente dalla scuola, con verifica dell’avvenuta ricezione.
  • Il candidato dovrà presentarsi a scuola 15 minuti prima dell’orario di convocazione previsto e dovrà lasciare l’edificio scolastico subito dopo l’espletamento della prova.
  • All’atto della presentazione a scuola il candidato e l’eventuale accompagnatore dovranno produrre un’autodichiarazione che attesti lo stato di buona salute, di non essere attualmente in quarantena o in altre situazioni di rischio, prevedendo l’eventuale aggiornamento del modello sulla base delle indicazioni delle autorità sanitarie competenti.
  • Si dovrà indossare la mascherina, ed è stata raccomandata quella di tipo chirurgico. Non potranno essere utilizzate mascherine di comunità ed è sconsigliato l’utilizzo prolungato delle mascherine FFP2.
  • A scuola saranno disponibili prodotti igienizzanti per i candidati e il personale della scuola, pertanto non sono necessari guanti. L'aula destinata allo svolgimento dell’esame di stato dovrà prevedere un ambiente sufficientemente ampio che consenta il distanziamento e il ricambio d’aria.
  • Ci saranno percorsi dedicati di ingresso e di uscita dall’istituto, in modo da prevenire il rischio di interferenza tra i flussi in ingresso e in uscita, mantenendo ingressi e uscite aperti.

  • Per chi avesse ancora dubbi sulle norme da seguire per poter svolgere l’esame di Maturità 2021 in sicurezza, Cristina Costarelli, Dirigente scolastica Newton di Roma e vicepresidente ANP Lazio, ha risposto ad alcune domande frequenti in merito al funzionamento degli esami di quest’anno.

  • La mascherina si potrà abbassare anche quest'anno durante la prova?
  • "Il protocollo di quest’anno riprende in pieno le misure di sicurezza di quello dello scorso anno, con piccole modifiche che riguardano alcuni aspetti residuali. Per cui, la mascherina sicuramente si può abbassare durante la prova a condizione che venga mantenuta la distanza di due metri prevista per l’anno scorso e riconfermata."

  • Ci sarà ancora la necessità dell'autodichiarazione da consegnare prima di sostenere l'esame?
  • "È necessario presentare e sottoscrivere l’autodichiarazione, che può essere modificata - dice il protocollo di quest’anno - sulla base di eventuali indicazioni delle autorità sanitarie competenti."

  • Ci saranno particolari regole per gli studenti vaccinati o con tampone?
  • "Studenti vaccinati o con tampone non sono previsti: ovvero non è previsto che portino un documento o che per loro sia possibile più di un accompagnatore. Quindi l'aver fatto il tampone o l'essere stati vaccinati non dà diritto a misure diverse rispetto a quelle indicate nel protocollo. Per cui solo un accompagnatore a candidato, visto che il protocollo non fa alcun riferimento a tamponi o vaccini e quindi non ammette eccezioni."

  • Complessivamente cosa cambia rispetto allo scorso anno?
  • "Rispetto all’anno scorso cambia di fondo la questione mascherina: può essere utilizzata la FFP2, ma non per un utilizzo esteso, non può essere utilizzata la mascherina di comunità, la più consigliata e sostenuta è la mascherina chirurgica."

  • Come si stanno organizzando le scuole per le convocazioni dei candidati? Come funzioneranno nella pratica (orario di convocazione; percorsi entrata/uscita; candidati per giorno)?
  • "Per quanto riguarda l’organizzazione delle scuole, anche su questo ci si sta attrezzando come l’anno scorso: mediamente le scuole utilizzeranno (per lo svolgimento dei colloqui) palestre, teatri, aule magne, spazi all’aperto, con distinzione di percorsi per l’entrata e l’uscita, numero di candidati al giorno è di massimo 5, per cui le scuole sono abbastanza preparate sulla falsa riga di quello che è avvenuto l’anno scorso."

  • Potrebbero esserci dei casi in cui un candidato non possa sostenere l'esame per non aver rispettato una delle norme di sicurezza? Ci può fare qualche esempio?
  • "Rispetto al fatto che un candidato non sostenga l’esame per non aver rispettato le norme di sicurezza non ci sono indicazioni. Non c’è un regolamento disciplinare dell’esame, ci si aspetta che questo non avvenga mai, anche perché nella scuola si entrerà nell’orario in cui si fa l’esame, non ci sarà nella scuola presenza di persone in attesa o che possano assumere comportamenti di altro tipo."


    SCUOLA:PRESIDI ROMA,INTRODURRE OBBLIGO TAMPONI PER STUDENTI

    Costarelli ,in vista riapertura anche progetti recupero ore perse (ANSA) - ROMA, 22 MAR - «Creare una 'rete solidalè attorno alla scuola in emergenza. Non solo coinvolgendo le diverse realtà istituzionali, ma con l'ausilio di esperti della formazione, dell'istruzione e della realtà educativa». A lanciare la proposta, nel corso del webinar organizzato dall'ANP Lazio «Parliamo di scuola: una rete di esperti per contributi di qualità», Cristina Costarelli, vicepresidente dell'Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma. «Possiamo superare il momento di allerta Covid unicamente mettendo a sistema le forze in campo attraverso una scuola aperta all'esterno, al mondo organizzativo e dell'associazionismo - aggiunge - Non si può più aspettare. Il ritorno in presenza va organizzato fin da ora - ha proseguito Costarelli - con azioni mirate a recuperare le ore di lezione perse, progettualità e servizi dedicati a contrastare i nuovi problemi di bambini e ragazzi emersi in epoca di pandemia e la dispersione scolastica», ribadendo la volontà «di introdurre l'obbligo dell'effettuazione dei tamponi per gli studenti in vista del rientro in classe».

    Costarelli (Associazione Nazionale Presidi): “Tasso dispersione scolastica sfiora il 25 per cento”
    Il vice presidente ANP: "In aumento i casi di interruzione della frequenza tra gli studenti del Lazio"
    Redazione - 16 Aprile 2021
    “Gli effetti del Covid-19 si stanno vedendo già da ora in tema dispersione scolastica. Sono in aumento i casi di interruzione della frequenza tra gli studenti. E, secondo stime orientative in relazione alle numerose segnalazioni riferite agli ultimi mesi, il trend è in netta crescita rispetto agli anni precedenti nella maggior parte delle regioni d’Italia. Stiamo su una percentuale di quasi il 25% nel Lazio, ad esempio, dove come da altre parti i ragazzi stanno mostrando importanti disagi per situazioni di isolamento, depressione, ansia da prestazione e non solo. Diversi di loro non trovano più il coraggio e la forza di rientrare a scuola”.
    Ad affermarlo Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma.  “Parallelamente – aggiunge la numero due di ANP Lazio – questo è altresì un discorso che si riversa sul corpo docente. Parecchi insegnanti stanno vivendo in una condizione di burn-out diffuso obbligati dalle costrizioni necessarie dell’emergenza sanitaria, e le criticità sono soprattutto perché rispetto al grande impegno profuso spesso i riscontri registrati si rivelano, di fatto, insoddisfacenti”.
    Michele Trabucco
    Insegnante, Giornalista e Direttore responsabile, Autore "Storia di Bhen. Un incontro tra i banchi di scuola."Il concetto di Disturbi Specifici (DSA) in prospettiva europea", Autore scuolanews.org/
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    Grazie a Cristina Costarelli per il suo contributo alla scuola con il modello DADA e il ruolo in ANP associazione nazionale presidi. Ascoltata ad Insegnantialmicrofono , ci ha raccontato le caratteristiche dell'insegnante: deve avere capacità di relazione, di collaborazione collegiale con i colleghi, di formarsi continuamente e avere un maturo equilibrio personale.  Il modello mDADA ha introdotto una innovazione didattica molto apprezzata dagli studenti e dai docenti che hanno così potuto migliorare l'esperienza dell'apprendimento.
    Qui ascoltate tutta l'intervista


    Scuola, non tutti passeranno l’anno: “Terremo conto delle difficoltà, ma ci saranno bocciature”
    La fine della scuola si avvicina e nelle scuole romane si stanno svolgendo gli ultimi compiti in classe in vista degli scrutini finali. Ai microfoni di Fanpage.it i presidi delle scuole hanno spiegato come gli istituti si sono organizzati per evitare che la raffica di verifiche possa sovraccaricare troppo gli studenti.

    Manca meno di un mese alla fine della scuola e nelle classi si assiste a una maratona di verifiche in vista degli scrutini finali. Per evitare che i ragazzi possano accusare il colpo, soprattutto dopo un anno e mezzo passato in Dad, molti istituti romani hanno modificato i piani di offerta formativa. "Solitamente si stabiliscono tre prove per ogni disciplina – spiega ai microfoni di Fanpage.it Cristina Costarelli, preside del liceo Newton e vicepresidente dell'Associazione nazionale presidi Lazio – ma non c'è una norma vincolante. Quest'anno molti collegi dei docenti hanno deciso che sono sufficienti anche solo due verifiche. Altri hanno frazionato le verifiche di alcune materie per alleggerire il carico sugli studenti". Sono iniziative che permettono agli alunni di godersi gli ultimi giorni tra i banchi di scuola con i compagni, per quanto possibile date le misure di distanziamento.  "Ho la percezione – prosegue Costarelli – che ci sia una situazione di comprensione reciproca tra ragazzi e docenti. Sia da un lato che dall'altro si sono manifestate diverse difficoltà nel corso dell'anno. Ma comprensione non vuol dire permettere agli studenti di rilassarsi troppo e non studiare. Chi l'anno scorso è stato promosso nonostante le gravi carenze, ne ha purtroppo pagato il conto quest'anno".
    Tornano le bocciature ma con alcune premesse legate alla pandemia
    Non tutti passeranno l'anno. La questione è stata messa in chiaro già settimane fa, suscitando diverse polemiche da parte degli studenti che chiedevano di essere valutati tenendo conto delle difficoltà incontrate nell'arco dell'anno scolastico. In parte sono stati accontentati da una recente circolare ministeriale che ha tolto qualsiasi dubbio sugli scrutini finali: i professori potranno bocciare, con l'invito a valutare gli alunni anche in base alla ‘complessità del processo di apprendimento maturato nel contesto dell’attuale emergenza epidemiologica‘. "Il vero problema – spiega Maria Rosaria Autiero, dirigente del liceo Amaldi – è quanto possa fare bene all'alunno una promozione ottenuta senza che abbia raggiunto le competenze sufficienti a garantire un buon proseguimento del percorso scolastico. La bocciatura non deve essere vista come una cattiveria della scuola ed è chiaro che quest'anno considereremo la situazione emergenziale vissuta dai ragazzi".
    Mancano gli spazi per garantire il distanziamento: "molte classi sono divise"
    La scuola in presenza va avanti a intermittenza. Raggiungere la soglia del 100% sembra un traguardo lontano. Il problema principale ormai è chiaro: mancano gli spazi. "Al liceo Amaldi – dichiara la preside – abbiamo una presenza totale del 70%. Questo vuol dire che alcune classi non raggiungono quella soglia". Ovviamente, chi rimane a casa segue in Dad. "Il Newton è composto da due plessi – spiega Costarelli – per cui ho dovuto adottare decisioni diverse in base allo spazio disponibile in ognuna delle due strutture. In quella più piccola riusciamo ad accogliere classi intere una settimana su sei, a esclusione delle quinte a cui garantiamo una presenza costante. In sostanza, per la maggior parte di giorni le classi sono divise in due gruppi. Per gli alunni ovviamente non è una condizione ideale". In generale a Roma circa la metà delle scuole hanno bisogno di nuovi spazi. Inoltre, finché rimane l'obbligo di mantenere la distanza di almeno un metro tra i banchi sarà impossibile far rientrare tutti i ragazzi. I presidi hanno più volte segnalato la difficoltà di riuscire ad avere gli studenti in presenza mantenendo il distanziamento. "Gli enti locali continuano a risponderci che non sono disponibili ulteriori strutture – ribadisce la vicepresidente dell'Anp Lazio – d'altra parte per noi presidi è complicato darci da fare da soli per trovare nuovi spazi. A settembre rischiamo di rimanere nella stessa situazione".


    I ragazzi perduti della Dad: al Sud in troppi mollano la scuola
    Caterina Giojelli 13 maggio 2021 Interni
    Da Napoli alla Sicilia i tassi di abbandono scolastico crescono in modo disastroso. E non risparmiano neanche le elementari
    Bimbi perduti: la chiave perfetta per fotografare il dramma della dispersione scolastica di bambini e adolescenti nell’anno della pandemia l’aveva trovata il Monde: “enfants perduts”. Li aveva chiamati così, come i reparti sacrificati o sacrificabili in guerra e i bimbi sperduti di Peter Pan, gli studenti di Napoli abbandonati a loro stessi nel corso di un anno senza scuola.
    Nei Quartieri Spagnoli, denunciava Rachele Furfaro (formidabile fondatrice della scuola paritaria impresa sociale “Dalla Parte Dei Bambini” e presidente della Fondazione dei Quartieri Spagnoli Foqus), dove il tasso di abbandono scolastico prima della pandemia era stimato al 30 per cento tra gli 8 e i 14 anni, «ora siamo sicuramente tra il 50 per cento e i due terzi». Colpa delle chiusure e della Dad durante la quale solo la scuola di Furfaro ha «perso il contatto con oltre l’80 per cento degli studenti».
    Napoli, 900 evasioni scolastiche
    Napoli è anche la Campania, la regione italiana con il più alto tasso di dispersione. «Siamo stati investiti da una quantità incredibile di segnalazioni di evasione scolastica. Sono 900 in pochi giorni, contro le 400 segnalazioni del 2020 e le 800 dell’intero anno scolastico 2019. E il dato più preoccupante viene dalle scuole elementari, dove in passato l’evasione scolastica era stata ridotta al minimo», ha denunciato a Repubblica Maria de Luzenberger, il capo del Tribunale per i minori. Solo nella provincia di Napoli le segnalazioni di abbandono giunte dalle scuole elementari sono 119, dalle medie sono 201 e dalle superiori 228; 109 tra Caserta e provincia.
    Lazio, il 25 per cento “molla”
    Allarme anche in Lazio, dove i dati parziali sull’anno 2020/2021 dicono che il tasso di dispersione scolastica è balzato dal 13 per cento al 25 per cento, concentrato soprattutto alle superiori. «Sono molti, purtroppo, i ragazzi che non prendono un diploma, che sia al liceo, agli istituti o ai professionali, e che abbandonano la scuola in anticipo cominciando a lavorare», ha confermato a Repubblica Rocco Pinneri, direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio. «Il tasso di dispersione scolastica quest’anno sfiora il 25 per cento», ha chiosato Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, «il trend è in netta crescita rispetto agli anni precedenti».
    Tra le cause dell’interruzione di frequenza, vengono citate depressione, ansia da prestazione, perdita del coraggio. Gli studenti mollano. E non sono rari i casi di “tentato” abbandono anche alle elementari (tentato perché in questo caso scattano le segnalazioni agli enti preposti), dove il personale già provato dal carico dei corsi di recupero fatica a stare dietro alle famiglie che smettono di mandare i figli a scuola.
    La Puglia perde 11 mila studenti
    Più complessa la situazione in Puglia che continua a perdere studenti e ne perderà circa 11 mila il prossimo anno. Secondo le previsioni di Uil Scuola solo in 5.788 casi si tratta di mancate iscrizioni alle prime classi, il resto, ha spiegato il segretario generale Gianni Verga, è da ricondurre tutto a ragioni di «migrazione occupazionale e dispersione scolastica». Qui un terzo degli alunni della Regione non ha avuto accesso a un collegamento veloce per la Dad, con una copertura della banda larga ferma al 15 per cento.
    Sicilia, 80 mila studenti a casa
    In Sicilia, dove il tasso di dispersione e di abbandono scolastico ha superato il 20 per cento, il giudice Roberto Di Bella ha denunciato al Corriere che attualmente ci sono «diciottomila ragazzini tra i 10 e 16 anni che non vengono mandati a scuola solo a Catania, 80 mila in tutta la Sicilia». Dati inaccettabili per Di Bella, trattandosi di minori:
    «Quando un bambino non va a scuola, bisogna intervenire, con misure graduali: prima prescrizioni, poi eventualmente inserimento in comunità e decadenza della responsabilità genitoriale, e segnalazione all’Inps per la revoca di tutte le indennità economiche connesse alle attività scolastiche. Interverrei anche togliendo il reddito di cittadinanza a chi non fa andare i figli a scuola. Invece spesso le segnalazioni non arrivano».
    Per capirci il 23 aprile gli accertamenti dei carabinieri del comando provinciale di Ragusa nell’ambito di indagini a Vittoria contro l’evasione dall’obbligo scolastico hanno portato alla denuncia di 98 genitori per inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare di minorenni. 98 che si aggiungevano ai 48 denunciati dalla Procura nei giorni precedenti per lo stesso reato.
    Calabria “zona rossa”
    In Calabria, zona rossa della povertà educativa, fiaccata da spopolamento e denatalità, una drammatica ricerca dell’Eurispes segna una dispersione scolastica del 20,3 per cento peggiorata dai lockdown del 2020. Sono 34 mila gli studenti delle superiori che rischiano ora di alimentare il fenomeno dell’abbandono scolastico. Durante la Dad, il 12,3 dei minori non aveva pc o tablet, «il 28 per cento degli intervistati ha affermato che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni. Il 7 per cento afferma che i compagni di scuola “dispersi” a partire dal lockdown sono tre o più di tre».

    Professoressa Cristina Costarelli: Un impegno vero per la scuola
    E’ vicepresidente dell’Associzione Nazionale Presidi di Roma ed è particolarmente attiva a seguire il settore scuola in tutti i suoi aspetti in ambito nazionale. Capofila anche del modello Dada (Didattiche per Ambienti di Apprendimento) nelle scuole. In un momento particolare per il mondo scolastico, con lei tocchiamo varie tematiche che ruotano attorno alla vita degli studenti.
    Professoressa Costarelli, come nasce l’Associazione Nazionale Presidi di Roma?
    “L’ANP, Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola, già Associazione Nazionale Presidi, è stata costituita nel 1987, ed è l’organizzazione sindacale maggioritaria dei dirigenti delle istituzioni scolastiche. E’ articolata in macro sezioni regionali e in sezioni provinciali: Roma è una di queste. E’ un’associazione nata per tutelare le categorie che rappresenta”.
    Quali obiettivi si prefigge?  
    “Si impegna a rafforzare il ruolo sociale ed il riconoscimento economico e culturale della categorie rappresentate”.
    Lei nella scuola che dirige, il Liceo Newton nella Capitale, ha adottato il modello Dada (Didattiche per Ambienti di Apprendimento), in cosa consiste?
    “Nel modello DADA, gli istituti funzionano per ‘aula–ambiente di apprendimento’, assegnata a uno o due docenti della medesima disciplina, con i ragazzi che si spostano durante i cambi d’ora. Ciò favorisce l’adozione di modelli didattici funzionali a quei processi di insegnamento attivo in cui gli studenti possono diventare attori principali e motivati nella costruzione dei loro saperi. E’ uno schema che vuole favorire la diffusione, nella didattica quotidiana, di approcci operativi in cui il “fare” garantisce una migliore sedimentazione delle nozioni, oltre che l’acquisizione di abilità e competenze. Il metodo ‘dinamico e fluido’ rende gli spostamenti degli allievi una buona occasione per l’ottimizzazione dei tempi morti, nei cambi d’ora, e il movimento aumenta la capacità di concentrazione, come testimoniato da accreditati studi neuroscientifici”.
    E’ oltre un anno che gli studenti, in questa emergenza sanitaria, hanno a che fare con la DaD: quali sono le maggiori criticità riscontrate?
    “Intanto, una difficoltà a livello relazionale, sociale ed empatico: l’insegnamento a distanza va da sé che rende più difficile lo sviluppo delle conoscenze. Inoltre, difficoltà di ordine psicologico, soprattutto per gli alunni più fragili. Per un certo numero di questi allievi ‘speciali’, alcune situazioni di disagio si sono trasformate in depressione, isolamento, ansia da prestazione, abbandono dello studio, finanche a raggiungere forme più gravi di autolesionismo, complessità nel conseguimento degli apprendimenti a causa dei vari stop and go durante l’anno. Ho fatto un po’ una sintesi, perché parliamo di conseguenze importanti del nuovo approccio a cui la scuola è stata obbligata in tempo di pandemia”.
    Quello della DaD è un modello che può avere risvolti anche positivi per i ragazzi?
    “Con l’emergenza sanitaria ha fatto il suo ingresso nel sistema scolastico la Didattica Digitale Integrata, che nei prossimi anni dovrà trovare una più stabile definizione. Lo scopo è costruire una forma di proposta didattica in cui il digitale sia ad integrazione della didattica in presenza in forma complementare, per sfruttare le numerose potenzialità che gli strumenti multimediali consentono: e questo potrà rivelarsi sempre più un valore aggiunto per gli allievi. I ragazzi mediante l’utilizzo della didattica digitale hanno altresì sviluppato alcune competenze di vita, le ‘soft skills’, come l’autonomia, la responsabilità, la creatività, fortificando pure l’ambito di maturazione personale”.
    Una delle carenze maggiori nel mondo dell’istruzione riguarda il tema della parità di genere: secondo lei perché un tema di tale importanza sociale ha difficoltà a farsi largo nella scuola?
    “Si tratta di tematiche ampie, ma nello stesso tempo sfuggenti, e per questo è necessario inserire tali argomenti in percorsi sistematici: sono, difatti, spesso legati all’attualità di fatti di cronaca che presto tendono a cadere nel silenzio. Altro rischio connesso con tutte le tematiche trasversali è che ciò che è di interesse collettivo, se non chiaramente pianificato, non venga poi approfondito. Quindi, occorre un’attenta progettazione annuale, in cui ogni singola istituzione scolastica definisca come e quando analizzare questi aspetti. Le scuole possono ulteriormente indicare e lavorare su percorsi progettuali più specifici come, ad esempio, iter che vengono diffusamente trattati dalla lettura di testi d’autore, esperienze organizzate partendo da incontri e testimonianze dirette, etc.”.
    Ci parla del progetto di cui lei è promotrice, “Lo Specchio di Biancaneve”?
    “E’ un progetto nazionale realizzato da Dirscuola (ente di formazione riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione), in risposta al bando del 2018 del Dipartimento sulle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri indirizzato al finanziamento di progetti volti alla prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne. Vi partecipano 12 scuole superiori di diversi indirizzi di studio, ed è work in progress. La fascia d’età a cui l’azione progettuale è destinata è quella degli studenti tra i 17 e i 19 anni. E’ un progetto impostato sulla rilettura del modelli culturali del Novecento, espressi nei vari linguaggi. Dalle risposte dei ragazzi emerge il come siano profondamente consapevoli della gravità della questione e di quanto sia necessario rivedere, fino ad eliminare, gli stereotipi educativi che condizionano la formazione delle giovani generazioni”.
    Quanto è importante che il Ddl Zan venga approvato anche per cominciare a mettere fine ad episodi di bullismo e discriminazione che ancora si verificano nelle scuole?
    “Non credo che un Ddl possa ‘magicamente’ porre fine ad episodi di bullismo e discriminazione. E’, di certo, importante la conclusione del percorso di approvazione per avere un solido punto di riferimento normativo. Resta il fatto che i percorsi educativi su questi aspetti sono lunghi e vanno portati avanti in modo interconnesso da scuola, famiglie ed  enti territoriali”.
    Ultima domanda: quanto è indietro la scuola italiana rispetto a quelle degli altri Paesi europei, come Inghilterra e Germania soprattutto, che propongono modelli altamente innovativi?
    “Penso che i paragoni con gli altri sistemi scolastici vadano fatti in maniera dettagliata, senza idealizzare la superiorità dei modelli stranieri. Alla base del confronto c’è un diverso investimento da parte degli Stati nel campo istruzione, e in questo l’Italia è in fondo alla graduatoria. Ciò pesa, senza dubbio, nel percorso verso l’innovazione. Rispetto agli apprendimenti, i confronti sono difficili da sostenere: è un dato di fatto che il sistema italiano permetta di raggiungere ottimi risultati, considerando la nota “fuga di cervelli” che presuppongono alti livelli di competenze degli studenti di casa nostra”.

    Maturità 2021. Tutto sul curriculum dello studente: il webinar formativo
    La maturità 2021 farà riferimento allo strumento pedagogico-didattico del curriculum dello studente. Di che si tratta? Il curriculum dello studente è la  fotografia del percorso formativo dello studente, con le sue esperienze in ambito scolastico ed extrascolastico. Con la nota 7116 del 2 aprile 2021 il Ministero dell’Istruzione ha fornito le indicazioni operative per il rilascio del Curriculum dello studente, il documento di riferimento per l’esame di Stato e per l’orientamento dello studente. Il Curriculum è allegato al diploma e deve essere rilasciato a tutti gli studenti che lo conseguono, siano essi candidati interni o esterni. La nota spiega nel dettaglio quali dovranno essere le operazioni di competenza per le scuole, per gli studenti e le commissioni d’esame. Nel video riepiloghiamo quali sono le principali operazioni che deve svolgere la segreteria scolastica.
    Il webinar formativo
    A chiarire e dibattere sul profilo dello strumento formativo ed educativo al suo debutto, esperti ed addetti ai lavori nel corso del webinar “Curriculum dello studente”, organizzato dall’Associazione Nazionale Presidi (ANP) del Lazio, che si terrà giovedì 6 maggio alle ore 16 sulla piattaforma Meet
    Ad introdurre l’incontro, moderato dalla giornalista del Corriere della Sera Gianna Fregonara, il presidente di ANP Roma e Lazio, Mario Rusconi. A portare il loro contributo ci saranno Damiano Previtali, dirigente dell’Ufficio “Valutazione del sistema nazionale di istruzione e formazione” della DGOSVI del Ministero dell’Istruzione, e Monica Logozzo, dirigente scolastico in servizio presso lo stesso Ufficio del MI.
    Tirare le somme dell’evento online spetterà alla vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma, Cristina Costarelli, che anticipa: “Attorno alle indicazioni sul nuovo documento, stanno emergendo non poche perplessità da parte delle scuole in termini soprattutto di tempistica, format richiesti e riferimenti sugli interventi extrascolastici in grado di non creare disparità nell’ambito dei contesti familiari”. E aggiunge: “Il mondo della scuola in epoca Covid è posto davanti a grandi sfide nella gestione della formazione dei nostri ragazzi, che includono numerose difficoltà organizzative sul piano didattico. Abbiamo il dovere di affrontarle oltrepassando il solo approccio resiliente, provando a superarle in modo attivo cercando di ricavarne tutte le opportunità possibili”

    Maturità 2021, Costarelli: “Ragionevole tenere solo la prova orale. La serietà di una prova non è nella forma, ma nella sostanza”
    La dirigente scolastica del liceo Newton di Roma, Cristina Costarelli, interviene in merito all’Esame di Stato 2021, previsto ancora in una modalità di “emergenza”: “Nelle sue linee di impostazione generale si tratta di una formula che possiamo definire come “esame 2020bis”: una scelta ragionevole quella di riconfermare il colloquio come prova unica, alla luce
    Di seguito gli aspetti di novità:
    Ammissione – riconferma delle norme ordinamentali varate nel 2019: l’ammissione presuppone la sufficienza in tutte le discipline e nel comportamento; solo con provvedimento motivato è possibile anche con una insufficienza.
    Strutturazione del colloquio – si prevedono meno sezioni dal momento che la parte dedicata a Cittadinanza e Costituzione è riassorbita dall’ed. civica, che rientra nell’elaborato e/o nell’analisi del materiale. Anche la parte sul PCTO, ove possibile, è inclusa nella discussione dell’elaborato.
    Elaborato – l’argomento è inviato entro il 30 aprile agli studenti e l’elaborato riconsegnato entro il 31 maggio. Non si tratta di una tesina e si punta alla multidisciplinarità: ogni Consiglio di Classe (meglio sarebbe se ogni scuola trovasse delle linee di azioni univoche) definisce gli apporti dalle altre discipline. L’elaborato non può essere autoreferenziale rispetto alle discipline caratterizzanti l’indirizzo; l’ordinanza, all’art. 18, dice infatti che: “L’elaborato è integrato, in una prospettiva multidisciplinare, dagli apporti di altre discipline o competenze individuali presenti nel curriculum dello studente e dell’esperienza di PCTO svolta durante il percorso di studi”. L’apertura alle altre discipline non è facoltativa, né si può risolvere la questione sostenendo che le discipline di indirizzo sono già due: è nel testo e nello spirito della norma dare l’input agli studenti per aprirsi alle competenze in senso alto, per dimostrare di padroneggiare conoscenze ed abilità e muoversi in modo ampio tra le diverse discipline.
    Docente di riferimento – viene introdotta questa figura che risponde al compito dell’accompagnamento e del tutoraggio degli studenti nella preparazione dell’elaborato, che non deve essere indentificato nel docente delle discipline caratterizzanti: in questo ruolo possono essere coinvolti tutti i docenti del Consiglio di Classe, per gruppi di studenti della classe.
    PCTO – prioritariamente le esperienze realizzate su questi percorsi devono rientrare nell’elaborato; solo qualora non sia possibile inserirlo in tale contesto, lo studente esporrà le esperienze di PCTO in forma autonoma, anche con una relazione o elaborato multimediale.
    Curriculum dello studente – documento di cui la sottocommissione prende visione per valorizzare, nel corso del colloquio orale, le esperienze in esso comprese. È composto di 3 parti:
    1_Istruzione e formazione
    2_Certificazioni
    3_Attività extrascolastiche
    Gli studenti sono parte attiva e soggetti diretti della compilazione per le parti sulle certificazioni e sulle attività extrascolastiche. È indubbio il riconoscimento della bontà dell’iniziativa, introdotta dalla Legge 107 del 2015 e in seguito disciplinata dal Decreto legislativo 62 del 2017, che mette a disposizione degli studenti un documento di ricognizione e di bilancio sul percorso della scuola superiore e che soprattutto li vede protagonisti della sua redazione; ma dalle scuole stanno emergendo in questi giorni alcune perplessità in ordine a:
    - tempistica molto stretta, per cui in un mese e mezzo effettivo si chiede a ragazzi e scuole di ricostruire 5 anni di percorso formativo;
    - mancata attivazione di iniziative di formazione per una compilazione pienamente consapevole da parte degli attori coinvolti, che vanno dall’amministrazione ai docenti, passando soprattutto per gli studenti;
    - format che avrebbe richiesto passaggi di sperimentazione sul campo prima di essere proposto come definitivo.
    - In conclusione un ultimo spunto: è il caso di ragionare sull’esame 2021 senza confronti con l’esame ordinamentale completo di prove scritte.
    La serietà di una prova non è infatti nella forma, ma nella sostanza: come si può quest’anno “scopiazzare” un elaborato, si poteva e si potrà “scopiazzare” nel dopo Covid, una prova scritta. E con pari profondità si possono svolgere entrambi.
    Per cui è opportuno ora mettere a frutto le potenzialità dell’attuale formula d’esame, sostenendo gli studenti negli aspetti di debolezza e stimolando i loro punti di forza, nel rush finale di questo anno scolastico


    ANP- ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI LOCKDOWN:
    COSTARELLI, « INIZIATIVE DI HELPING DIFFUSO NEGLI ISTITUTI E FORMAZIONE MIRATA PER FAR RIPARTIRE LA SCUOLA »

    “Intervenire con soluzioni fattive per frenare gli effetti del lockdown sugli studenti di ogni ordine e grado è un dovere morale della scuola e non solo. Davanti all’aumento dei casi di disturbi di ansia e da stress, degli episodi di disagio giovanile conseguenza della didattica digitale obbligata, dinanzi ai gap sociali ampliati e ai ragazzi che decidono di non frequentare più, non ci tiriamo indietro”. Ad affermarlo Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) del Lazio, nel corso del secondo webinar organizzato da ANP Lazio “Parliamo di scuola: una rete di esperti per contributi di qualità”.
    “Come ANP Lazio – ha spiegato Costarelli – proseguiremo, con il rientro in classe anche delle scuole superiori dopo le festività pasquali, il percorso relazionale sul territorio inaugurato, che si concretizzerà in proposte specifiche indirizzate alle istituzioni. Iniziative di helping diffuso negli istituti e corsi di recupero dedicati per intervenire sulle carenze di apprendimento, ma anche progetti di formazione intensivi coadiuvati da esperti di diverse tematiche, a partire da quelli che quotidianamente si rapportano con le realtà più sensibili, potranno fare la differenza nel superare questa fase delicata”.
    A portare i loro ulteriori contributi nei vari ambiti nel secondo incontro volto alla creazione di una “rete di sistema” della scuola, introdotto dal presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Lazio, Mario Rusconi, sono stati Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione consiliare permanente del Consiglio regionale del Lazio “Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio”, Roberto Massimi Raccis, dirigente presso Raggruppamento Emergenza Roma9, Protezione Civile, Melita Cavallo, past president del Tribunale per i minorenni di Roma, Presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali, istituita presso il Dipartimento Affari sociali della Presidenza del Consiglio, Daniele Grassucci, co-fondatore e direttore di Skuola.net, Daria Maggio, psicologa, psicoterapeuta, specialista in psicologia della salute, Giudice Onorario presso Tribunale per i Minorenni di Roma, Socio fondatore dell’Associazione Obiettivo Psico Sociale Onlus, Roberta Beolchi, presidente Associazione Edela a tutela degli orfani delle vittime di femminicidio.
    “Durante i mesi di pandemia, un’intera generazione è stata messa alla prova e continua ad essere al centro delle nostre attenzioni nell’ardua sfida di bilanciare diritto allo studio e tutela della salute pubblica. Per la fase di ripresa, l’obiettivo – ha annunciato Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione consiliare permanente alla Pisana – è quello di rilanciare un nuovo modello basato sui patti educativi di comunità in grado di raccogliere l’eredità di una crisi dove i luoghi e i tempi dello studio sono stati necessariamente messi in discussione”. “La comunità educante – ha aggiunto Mattia – viene messa in primo piano come risposta alle complessità del presente e del futuro e alla necessità di cambiamento e discontinuità nell’offerta formativa. E, più generale, nel contesto sociale in cui i giovani crescono”.
    L’iter di confronto specialistico sul territorio lanciato da ANP Lazio condurrà alla stesura di un documento di sintesi sulle possibili azioni di contrasto alle conseguenze dell’emergenza Covid.



    Impostare le progettualità sull’inclusione scolastica in una dimensione di comunità e di socialità, inserendole nei Piani Educativi Individualizzati (PEI) degli allievi con disabilità. Accanto alla costruzione di una rete inter-istituzionale di territorio creata con il contributo delle numerose realtà associative in tema. Queste le principali osservazioni arrivate dall’Associazione Nazionale Presidi del Lazio, intervenuta ieri in audizione della VII Commissione consiliare permanente, sull’avvio dell’iter di esame della proposta di legge regionale n. 169 sulla “Promozione delle politiche a favore dei diritti delle persone con disabilità”.
    “Uno degli aspetti che abbiamo maggiormente evidenziato – spiega Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi di Roma – si riferisce all’uscita dal percorso scolastico di questi allievi speciali. Due i livelli su cui intervenire: quello di un orientamento capace di far scoprire le loro potenzialità e poi il supporto post-scuola, per evitare l’insorgere di situazioni di isolamento in fase lavorativa”. “Collaboreremo alle specifiche del testo della legge-quadro  – aggiunge Costarelli – fornendo indicazioni di dettaglio degli istituti scolastici”.


    Costarelli (ANP Lazio): “Una rete solidale per la scuola per uscire all’emergenza”
    Redazione23/03/2021 Lazio

    Costarelli (ANP Lazio): “Una rete solidale per la scuola per uscire dall’emergenza”. “Basta attese. Progetti per il recupero delle ore perse, servizi dedicati e introduzione dell’obbligo dei tamponi: ecco la ricetta per tornare in presenza”
    “Creare una ‘rete solidale’ attorno alla scuola in emergenza. Non solo coinvolgendo le diverse realtà istituzionali, ma con l’ausilio di esperti della formazione, dell’istruzione e della realtà educativa. Possiamo superare il momento di allerta Covid unicamente mettendo a sistema le forze in campo attraverso una scuola aperta all’esterno, al mondo organizzativo e dell’associazionismo”.
    A lanciare la proposta, nel corso del webinar organizzato dall’ANP Lazio “Parliamo di scuola: una rete di esperti per contributi di qualità”, Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma. “Non si può più aspettare. Il ritorno in presenza va organizzato fin da ora – ha proseguito Costarelli – con azioni mirate a recuperare le ore di lezione perse, progettualità e servizi dedicati a contrastare i nuovi problemi di bambini e ragazzi emersi in epoca di pandemia e la dispersione scolastica”, ribadendo la volontà “di introdurre l’obbligo dell’effettuazione dei tamponi per gli studenti in vista del rientro in classe”.
    Il focus, partito dalle difficoltà emerse con l’inizio dell’allarme sanitario, ha accolto spunti provenienti dalle differenti esperienze dei partecipanti. All’evento online, a cui seguirà un secondo momento di confronto previsto per il prossimo 1 aprile, hanno portato i loro contributi Lidia Borzì, presidente ACLI Roma, che ha raccontato le best practices sviluppate insieme agli istituti tramite il cosiddetto Service Learning, Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale alla IULM, past president di Pubblicità Progresso e iniziatore della comunicazione sociale, che ha condiviso buone prassi comunicative in grado di fare la differenza nella formazione delle giovani generazioni, Eraldo Affinati,scrittore e insegnante, fondatore della “Penny Wirton”, scuola gratuita di italiano per immigrati, che ha rimarcato il ruolo dell’inclusione per affrontare specialmente le conseguenze dell’allerta Covid, Adriana Pannitteri, giornalista del TG1, scrittrice, impegnata nella lotta contro il femminicidio, che ha incentrato la sua riflessione sulle problematiche dell’universo in rosa.

    COSTARELLI (ANP LAZIO): UNA ‘RETE SOLIDALE’
    PER LA SCUOLA PER USCIRE DALL’EMERGENZA

    “Creare una ‘rete solidale’ attorno alla scuola in emergenza. Non solo coinvolgendo le diverse realtà istituzionali, ma con l’ausilio di esperti della formazione, dell’istruzione e della realtà educativa. Possiamo superare il momento di allerta Covid unicamente mettendo a sistema le forze in campo attraverso una scuola aperta all’esterno, al mondo organizzativo e dell’associazionismo”. A lanciare la proposta, nel corso del webinar organizzato dall’ANP Lazio “Parliamo di scuola: una rete di esperti per contributi di qualità”, Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma. “Non si può più aspettare. Il ritorno in presenza va organizzato fin da ora – ha proseguito Costarelli – con azioni mirate a recuperare le ore di lezione perse, progettualità e servizi dedicati a contrastare i nuovi problemi di bambini e ragazzi emersi in epoca di pandemia e la dispersione scolastica”, ribadendo la volontà “di introdurre l’obbligo dell’effettuazione dei tamponi per gli studenti in vista del rientro in classe”.
     
    Il focus, partito dalle difficoltà emerse con l’inizio dell’allarme sanitario, ha accolto spunti provenienti dalle differenti esperienze dei partecipanti. All’evento online, a cui seguirà un secondo momento di confronto previsto per il prossimo 1 aprile, hanno portato i loro contributi Lidia Borzì, presidente ACLI Roma, che ha raccontato le best practices sviluppate insieme agli istituti tramite il cosiddetto Service Learning, Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale alla IULM, past president di Pubblicità Progresso e iniziatore della comunicazione sociale, che ha condiviso buone prassi comunicative in grado di fare la differenza nella formazione delle giovani generazioni, Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, fondatore della “Penny Wirton”, scuola gratuita di italiano per immigrati, che ha rimarcato il ruolo dell’inclusione per affrontare specialmente le conseguenze dell’allerta Covid, Adriana Pannitteri, giornalista del TG1, scrittrice, impegnata nella lotta contro il femminicidio, che ha incentrato la sua riflessione sulle problematiche dell’universo in rosa.

    Scuola, «Riaprire anche in zona rossa»
     
    Il governo adesso ci pensa. La proposta rilanciata dal ministro Bonetti
    23 Marzo 2021
    Riportare gli alunni più piccoli in classe subito dopo Pasqua anche se in zona rossa, modificando quanto previsto dall’attuale Dpcm: è una ipotesi a cui diverse forze politiche cominciano a guardare. Con l’Italia ancora in gran parte “rossa”, rimangono chiusi gli istituti scolastici per più di due terzi degli studenti italiani ma intanto parlamentari di diversi schieramenti, complici anche alcuni studi, le proteste di piazza e la consapevolezza del peso che stanno sostenendo le famiglie, premono per ripensare alle chiusure almeno delle scuole d’infanzia. Ieri la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha detto a chiare lettere di ritenere che dopo Pasqua anche nelle zone rosse, «complice l’aumento delle vaccinazioni», bisogna «rivalutare la possibilità di riaprire la scuola dell’infanzia e almeno la primaria». Per questo servirà un piano. I presidi del Lazio con Cristina Costarelli, vicepresidente Anp, chiedono di rompere gli indugi ma di prevedere anche tamponi obbligatori per gli stu- denti. Lo stesso presidente della Conferenza delle Regioni e governatore in Emilia Romagna Stefano Bonaccini dice di augurarsi che le scuole aprano il prima possibile, «appena avremo i numeri in base a quanto previsto dal Dpcm noi le riapriremo. E mi auguro che sia l’ultimo anno scolastico per gli studenti con la didattica a distanza». Più prudente è invece la ministra dell’Università Cristina Messa sull’ipotesi di rientro degli studenti negli atenei: molto probabilmente non riprenderanno le lezioni in presenza dopo Pasqua nelle università o ci sarà una ripresa di una piccola percentuale di studenti, soprattutto matricole, dove il colore della zona lo permetterà.
    Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenendo alla trasmissione Che tempo che fa, aveva ribadito che la scuola in questi mesi «non è stata ferma nè chiusa» e ha assicurato che «si tornerà in presenza» appena le condizioni lo permetteranno. E sarà una scuola “affettuosa”: «Stiamo lavorando per questo – ha spiegato –, che la scuola torni ad avere gli affetti per gli altri: dopo anni di individualismo dobbiamo tornare – ha concluso il ministro – a una scuola che permetta ai ragazzi di imparare ad affrontare il mondo insieme». «A settembre ripartiremo dai ragazzi, si parte dai più fragili: la scuola è per tutti e riaprirà con un anno costituente: deve essere riportata al centro del Paese». Per quanto riguarda poi il calendario scolastico, il ministro ha detto che «a giugno avremo scrutini ed esami: non sono un fatto ispettivo ma la giusta valutazione di quanto è stato raggiunto e non raggiunto da ogni ragazzo. Si organizzerà poi, sempre a giugno, l’orientamento, il momento di discussione per capire cosa c’è da recuperare, si farà l’estate con un lavoro insieme ai comuni e agli enti locali e a settembre si verificherà quanto è stato recuperato con i Patti educativi e di comunità già scritti da tempo».
    Intanto per il 26 marzo prossimo il Comitato Priorità alla scuola, i Cobas e i docenti precari hanno indetto un giorno di «sciopero dalla Dad».


    Anp, Costarelli: pronti a riaprire scuole, chiusure portano sofferenza
     
    Comunicato Stampa – 24 Marzo 2021 – 13:08
    Roma – “Siamo convinti che le scuole, anche in zona rossa, debbano restare aperte. Le chiusure stanno provocando numerosi problemi e l’unico modo per risolverli e’ tornare in presenza”. Cristina Costarelli, dirigente del liceo romano ‘Newton’ e vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) del Lazio, ha appena finito di parlare con una mamma, un’altra mamma che si sfoga perche’ il figlio di 18 anni ha deciso di abbandonare la scuola. “Oramai le segnalazioni sono numerose, saranno almeno una decina nel mio liceo gli studenti che hanno deciso di staccare con la scuola. Questi sono segnali di sofferenza. Dobbiamo spingere affinche’ la scuola sia tutelata, perche’ a un anno di distanza tutti gli alunni, dai piu’ grandi ai piu’ piccoli, stanno riportando danni importanti”, racconta all’agenzia di stampa Dire. Una situazione che porta la dirigente a considerare valida anche l’ipotesi di una riapertura per pochi giorni, se la Regione Lazio dovesse passare in ‘zona arancione’ prima di Pasqua. “Sono solo tre giorni, ma noi siamo pronti. Se ci sono le condizioni, possiamo aprire anche lunedi’. Prima recuperiamo le ore in presenza, meglio e'”. I dirigenti non chiedono un rientro in presenza al 100%, perche’ “sappiamo che e’ impossibile, ma almeno si torni allasituazione di gennaio: 50% in presenza, 50% a casa, a rotazione. Riapriamo, anche se poco, ma riapriamo”, aggiunge Cristina Costarelli. La dirigente chiede concretezza alle istituzioni, con un rientro scaglionato che comporti pero’ regole chiare per chi lotta da inizio anno con l’organizzazione di spazi e orari. “Andrebbe bene anche arrivare alla fine dell’anno con questa percentuale di presenze, manca un mese e mezzo e non avrebbe senso riorganizzare tutto. Ormai ci siamo assestati su questa formula”, commenta. Anche perche’, nel frattempo, l’epidemia e’ mutata, e le varianti costringono a rivedere anche il parametro del metro di distanza tra gli alunni. Per questo, secondo Cristina Costarelli, e’ necessario intervenire sul tracciamento. “Purtroppo non e’ cambiato nulla. Chiediamo da gennaio interventi a tappeto nelle scuolespiega- e’ vero che nel Lazio e’ stata data la possibilita’ agli studenti di fare tamponi gratuiti. Ma il drive-in volontario serve a poco se fatto in modo casuale, facciamo tracciamenti a tappeto in ogni scuola per rintracciare gli asintomatici”.
     
    Intanto, pero’, la campagna vaccinale per i docenti e il personale scolastico, procede. Nell’istituto romano diretto da Costarelli “la partecipazione e’ stata buona, anche in queste settimane. Per questo le chiusure sono un’ulteriore contraddizione. Che senso ha vaccinare gli insegnanti se non possiamo tornare a scuola?”.
    SCUOLA:PRESIDI ROMA,INTRODURRE OBBLIGO TAMPONI PER STUDENTI
    Costarelli,in vista riapertura anche progetti recupero ore perse (ANSA) - ROMA, 22 MAR - «Creare una 'rete solidalè attorno alla scuola in emergenza. Non solo coinvolgendo le diverse realtà istituzionali, ma con l'ausilio di esperti della formazione, dell'istruzione e della realtà educativa». A lanciare la proposta, nel corso del webinar organizzato dall'ANP Lazio «Parliamo di scuola: una rete di esperti per contributi di qualità», Cristina Costarelli, vicepresidente dell'Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma. «Possiamo superare il momento di allerta Covid unicamente mettendo a sistema le forze in campo attraverso una scuola aperta all'esterno, al mondo organizzativo e dell'associazionismo - aggiunge - Non si può più aspettare. Il ritorno in presenza va organizzato fin da ora - ha proseguito Costarelli - con azioni mirate a recuperare le ore di lezione perse, progettualità e servizi dedicati a contrastare i nuovi problemi di bambini e ragazzi emersi in epoca di pandemia e la dispersione scolastica», ribadendo la volontà «di introdurre l'obbligo dell'effettuazione dei tamponi per gli studenti in vista del rientro in classe».

    Anp Lazio: ‘Rete Solidale’ per uscire dall’emergenza
     Comunicato Stampa – 22 Marzo 2021 – 17:20
    Roma – “Creare una ‘rete solidale’ attorno alla scuola in emergenza. Non solo coinvolgendo le diverse realta’ istituzionali, ma con l’ausilio di esperti della formazione, dell’istruzione e della realta’ educativa. Possiamo superare il momento di allerta Covid unicamente mettendo a sistema le forze in campo attraverso una scuola aperta all’esterno, al mondo organizzativo e dell’associazionismo”. A lanciare la proposta, nel corso del webinar organizzato dall’ANP Lazio “Parliamo di scuola: una rete di esperti per contributi di qualita’”, Cristina Costarelli, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) di Roma. “Non si puo’ piu’ aspettare. Il ritorno in presenza va organizzato fin da ora- ha proseguito Costarelli- con azioni mirate a recuperare le ore di lezione perse, progettualita’ e servizi dedicati a contrastare i nuovi problemi di bambini e ragazzi emersi in epoca di pandemia e la dispersione scolastica, ribadendo la volonta’ di introdurre l’obbligo dell’effettuazione dei tamponi per gli studenti in vista del rientro in classe”. Il focus, partito dalle difficolta’ emerse con l’inizio dell’allarme sanitario, ha accolto spunti provenienti dalle differenti esperienze dei partecipanti. All’evento online, a cui seguira’ un secondo momento di confronto previsto per il prossimo1 aprile, hanno portato i loro contributi Lidia Borzi’, presidente ACLI Roma, che ha raccontato le best practices sviluppate insieme agli istituti tramite il cosiddetto Service Learning, Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale alla IULM, past president di Pubblicita’ Progresso e iniziatore della comunicazione sociale, che ha condiviso buone prassi comunicative in grado di fare la differenza nella formazione delle giovani generazioni, Eraldo Affinati, scrittore e insegnante, fondatore della Penny Wirton, scuola gratuita di italiano per immigrati, che ha rimarcato il ruolo dell’inclusione per affrontare specialmente le conseguenze dell’allerta Covid, Adriana Pannitteri, giornalista del TG1, scrittrice, impegnata nella lotta contro il femminicidio, che ha incentrato la sua riflessione sulle problematiche dell’universo in rosa.



    Nuovo DPCM, tutte le scuole chiuse nelle zone più a rischio?
    I presidi: fermare la scuola sia extrema ratio
    1 marzo 2021 Di Carla Ardizzone

    Le varianti del Covid-19 sembrano riportare la scuola a dodici mesi fa, quando tutti gli alunni furono costretti a ricorrere alla Didattica a distanza al 100%. L’acuirsi dei contagi nelle ultime settimane, infatti, ha indotto alcune Regioni a emettere ordinanze per il passaggio in Dad delle scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle del primo ciclo, “risparmiate” fino ad adesso. Secondo le stime di TuttoScuola, dal 1° marzo saranno in tutto 3.067.986 gli studenti impegnati nella didattica a distanza, di cui quasi 800 mila bambini della scuola dell’infanzia e primaria, quasi mezzo milione di alunni delle medie e 1 milione e 800 mila studenti delle superiori. Ma si tratterebbe solo di un’anticipazione del nuovo orientamento del Comitato Tecnico Scientifico, intenzionato a estendere lo stop alle lezioni in presenza a tutte le classi (anche della primaria e della secondaria di primo grado), in quelle zone che presentano una situazione dei contagi particolarmente grave. Un approccio che con tutta probabilità sarà accolto tra le disposizioni del nuovo DPCM che dovrà entrare in vigore dal 6 marzo.
    Alla luce di queste novità, qual è il parere del mondo della scuola? A rivelarlo nel corso di un’intervista a Skuola.net è Cristina Costarelli, dirigente scolastica del Liceo Scientifico Newton di Roma e Vice Presidente ANP Lazio, che sottolinea come il ricorso alla Dad debba continuare a porsi come una soluzione emergenziale, l’extrema ratio, quando non esistono alternative. Perché a pagare il prezzo di una scuola esclusivamente a distanza sono spesso proprio le categorie più fragili. O gli alunni più piccoli d’età: l’esperienza di questi mesi ha infatti dimostrato che il ricorso alla Dad per la totalità delle ore può funzionare, solo per brevi periodi, per gli studenti più grandi. Man mano che si riduce l’età, invece, cala anche l’efficacia.
    Cosa ne pensa, in termini di ricadute didattiche, del nuovo orientamento del CTS?Chiaramente il pensiero è che la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in zona rossa avvenga soltanto per motivazioni forti, importanti e ineludibili legate all'emergenza sanitaria. Che si tratti, insomma, dell'ultima mossa per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini. Ci si augura che la scuola sia l'ultimo servizio a essere chiuso e che siano fermate le scuole quando anche tutto il resto è stato fermato. L'auspicio è anche che ciò avvenga nel minor numero di situazioni possibili. D'altronde se è il CTS a deciderlo, dal punto di vista sanitario, c'è poco da discutere.

    Da settembre a oggi la Dad era stata pressoché risparmiata al primo ciclo: per quale motivo?Per la scuola del primo ciclo la didattica completamente a distanza ha un impatto molto forte, perché con gli alunni più piccoli è impossibile compensare gli aspetti di vicinanza affettiva ed emotiva che caratterizzano questi ordini di scuola. Non che con i ragazzi più grandi sia più semplice ma, per un discorso di fasi di crescita e di sviluppo, per i più piccoli è molto difficile che il mezzo informatico possa anche lontanamente sopperire a quella parte di contatto e di presenza che verrebbe ad essere sacrificata.

    Ma a suo avviso le scuole del primo ciclo sono pronte ad un ritorno in Dad al 100%?
    Ritengo che le scuole del primo ciclo siano pronte, lo dovrebbero essere quasi tutte in virtù del lockdown dell'anno scorso e in virtù del fatto che tutte le scuole devono aver predisposto il piano per la didattica digitale integrata, come previsto dalle linee guida di agosto 2020. Inoltre, di fatto, la didattica a distanza, anche per periodi brevi di quarantena e isolamento, ha interessato moltissime scuole, per cui in qualche modo è stata presente anche nel primo ciclo. Penso quindi che queste scuole siano pronte sia dal punto di vista organizzativo sia per quanto riguarda le piattaforme e la gestione interna.

    A 12 mesi dalla sua apparizione nella quotidianità delle scuole, è possibile tracciare un bilancio della Dad?
    Diciamo che per fare un bilancio sulla Dad sarebbe necessario uno studio approfondito, perché ovviamente non si può tratteggiare un tema del genere in poche parole. In linea generale la didattica a distanza è per sua natura una soluzione emergenziale, che può funzionare in qualche modo per gli alunni più grandi, dal triennio delle superiori, e che funziona molto meno quando si scende di età. Anche alle superiori, per esempio, non funziona nelle classi iniziali: quello che abbiamo visto nei mesi scorsi è che le prime hanno sofferto per non essere riuscite a costruire il gruppo classe e non aver intessuto le nuove relazioni. L'altro grosso gruppo per cui la Dad veramente non è la soluzione giusta è quello che include le fasce più deboli, dalle disabilità certificate alle fragilità di ordine psicologico ed emotivo, che possono essere presenti a tutte le età; abbiamo visto anche ragazzi delle superiori soffrire e venir fuori molto male dai mesi di didattica a distanza.

    Nelle ultime settimane di discute sul fatto di recuperare gli apprendimenti persi a causa della pandemia con un prolungamento dell’anno scolastico. Cosa ne pensa?
    C’è un presupposto che non condivido, quello di aver perso qualcosa. Diciamo che quest’anno il tempo è stato speso in modo diverso, sicuramente non si è completata la programmazione - perché il programma non esiste più - dal punto di vista dei contenuti del lavoro su alcuni degli apprendimenti. Si è però lavorato molto su alcuni aspetti di competenze di maturazione che veramente hanno visto una crescita notevole dei nostri studenti. I docenti hanno lavorato molto e si sono impegnati così come gli alunni di tutte le età, per cui parlare di tempo perso è ingiusto rispetto a questo.

    Quindi, secondo lei, la scuola a giugno è un’opzione da non considerare?
    Se il riferimento è agli apprendimenti che magari non si sono maturati completamente, l'idea che prolungare la scuola di 20 giorni a fine giugno possa in qualche modo compensare è un'idea sinceramente fuorviante, perché qui si tratta di percorsi molto lunghi, ci vorrebbero anni per riprendere tutti gli aspetti di apprendimento che sono venuti meno. Ma non è questo l'importante: in questo anno e mezzo di scuola è stato indicato di lavorare più su nuclei fondanti e su competenze, quindi se poi qualche apprendimento o qualche contenuto venisse sacrificato gli studenti dovrebbero avere le competenze per recuperarlo nei prossimi anni scolastici. Quei pochi giorni a fine giugno, alla fine di un anno più faticoso che mai, con locali che non sono adeguati, con insegnanti che devono comunque essere retribuiti su base volontaria e tutta una serie di condizioni molto complesse, non ritengo davvero che siano la soluzione di svolta.


    26 FEBBRAIO 2021 16:25
    Colloqui scuola-famiglia: come si organizzano gli istituti in tempo di Didattica a distanza?
    In tempi di pandemia anche i colloqui scolastici cambiano volto.
    Andando ben oltre i momenti classici di confronto tra docenti e genitori
    Ansa
    Il capitolo pagelle di fine quadrimestre ormai è quasi archiviato. Lo stesso non si può dire per i colloqui scuola-famiglia. Perché la pandemia ha stravolto le dinamiche e i ritmi classici dell'anno scolastico, specie per le classi superiori. Tra chiusure a singhiozzo, difficoltà di garantire a tutti gli studenti le stesse condizioni di partenza per seguire 'a distanza' l'andamento dei programmi e soprattutto un atteggiamento fin troppo 'rilassato' con cui parecchi ragazzi affrontano la Dad diventa fondamentale un contatto diretto tra insegnanti e genitori; ben oltre il periodo delle valutazioni generali. Così ogni momento diventa buono per un 'tagliando' sul rendimento dei ragazzi. Ovviamente, come tutto il resto, anche i colloqui dell'era Covid si svolgono online (ma in qualche caso è necessario un confronto faccia a  faccia). Come si stanno organizzando gli istituti? Il sito Skuola.net lo ha chiesto a Cristina Costarelli, Dirigente scolastica del liceo scientifico Newton di Roma.
    In questo anno scolastico, come si sono organizzate le scuole per i colloqui con le famiglie?
    "L’organizzazione dei colloqui con le famiglie, quest’anno, in continuità con i mesi di lockdown, è passata o attraverso mail oppure, per quanto riguarda i colloqui sincroni, per telefono o per videocall in base alle reciproche disponibilità e situazioni di connessione di docenti e genitori".
    Come funziona per i genitori di studenti con BES (bisogni educativi speciali) e disabilità?
    "Nelle situazioni delicate, dove richiesto, si sono svolti colloqui in presenza, ovviamente con opportune precauzioni di distanziamento e di igienizzazione. Inoltre, hanno anche avuto luogo incontri con specialisti ed equipe mediche in tutti i casi di GLH, quindi di disabilità, oltre che in casi di BES o in situazioni dove era richiesto un confronto dal vivo per amplificare l’empatia, impossibile da rendere attraverso lo schermo".
    La pandemia ha aumentato le distanze tra la scuola e le famiglie dei ragazzi?
    "Non c’è stato un aumento di distanza, al di là di quella fisica. Anzi, la pandemia ha reso necessaria maggiore vicinanza tra famiglie e scuola. Da un lato la scuola, soprattutto durante i mesi della Dad, ha avuto la necessità di aumentare la comunicazione per poter fornire
    indicazioni più precise su quello che andava fatto. Dall’altro lato, i genitori hanno aumentato la loro presenza a causa del disorientamento, misto ad ansia e preoccupazione nel non riuscire a capire il modo migliore per seguire i ragazzi. Quindi, per certi versi, è stata più evidente la dimensione dell'alleanza che non del distanziamento: la pandemia ha riavvicinato scuola e famiglie per la necessità di gestire situazioni nuove".
    Le famiglie hanno avuto difficoltà a familiarizzare con i mezzi digitali impiegati nei colloqui?
    "Certamente per alcune famiglie c’è stata un po’ di difficoltà, soprattutto per i nuclei digitalmente meno avanzati o anche nel caso di famiglie straniere. Lo stesso discorso si può fare anche nel caso del registro elettronico e delle connessioni con link e videochiamate: qualche difficoltà c’è stata, ma in via residuale, non in modo massiccio. In quei casi si è quindi cercato di stabilire un contatto in presenza".
    La modalità digitale ha inasprito o mitigato eventuali incomprensioni tra docenti e genitori?
    "No, la modalità digitale non ha inasprito le relazioni, questo non è avvenuto. Le ha rese maggiormente necessarie per poter avere una comunicazione continua tra la scuola e le famiglie. La modalità digitale può aver creato delle incomprensioni, per esempio una modalità che non sempre viene recepita nel giusto modo è quella via mail, perché la scrittura è un atto estremamente delicato, che va ben pesato e considerato. Al contrario, nel dialogo c’è tutta la dimensione empatica e le incomprensioni, anche se ci sono, si sciolgono più facilmente. Quindi la modalità digitale più critica è stata quella della mail, la lingua scritta".
    Secondo lei, i colloqui docenti-genitori svolti online sono più o meno incisivi rispetto a quelli in presenza?
    "Ritengo che ci sia stata la stessa incisività, quello che fa la differenza è piuttosto la disponibilità ad accogliere osservazioni, indicazioni, raccomandazioni, e questa non è dipendente dal mezzo. Se c’è una buona disponibilità si viaggia bene sia a distanza che in presenza, se c’è una chiusura, una mancanza di fiducia, la stessa cosa si riproduce a distanza".
    Durante la pandemia, sono aumentati i casi in cui è stato necessario avvisare la famiglia per problemi di condotta dei ragazzi?
    "Durante la pandemia si sono presentate novità in fatto di problemi di condotta riconducibili ovviamente alla Dad.  Ad esempio ci sono stati casi di studenti che, all’insaputa dei genitori, partecipavano alle lezioni in modo selettivo: ad una lezione erano presenti, alla lezione successiva c’era il compito in classe e non lo erano. Oppure durante le lezioni c’erano ragazzi che mangiavano o studenti dalla cui postazione provenivano strani rumori, situazioni ovviamente inedite prima della Dad. Quindi talvolta sì, si sono verificati atteggiamenti non sempre consoni da parte dei ragazzi, o comportamenti in webcam non corretti”.
    Quale è stata la reazione dei genitori?
    I genitori, nella maggior parte dei casi, hanno mostrato collaborazione e consapevolezza, oltre ad essere contenti di essere stati informati. In alcuni casi, invece, anche se in via residuale, sono state registrate risposte un po' restie da parte delle famiglie, intenzionate quasi a difendere i propri figli. Ma, nel complesso, l’atteggiamento predominante è stata la disponibilità, alla quale però non sempre corrisponde una effettiva attenzione concreta. Atteggiamento comprensibile e dovuto all’impossibilità di molti genitori di vigilare in maniera costante affiancando i figli durante tutte le video lezioni. In questi casi è necessario lavorare soprattutto sulla responsabilizzazione dei ragazzi".
    Ci sono dei consigli che lei, da dirigente, vorrebbe dare ai genitori e ai professori sulla la gestione dei colloqui?
    "Mi sento di invitare i genitori ad un rapporto innanzitutto di fiducia, che deve esserci sempre nei confronti dei professori e della scuola. Rapporto che soprattutto adesso deve essere ancora più solido, sereno, nonostante le ansie e le preoccupazioni che ci coinvolgono tutti, e dalla collaborazione. Inoltre, voglio sottolineare anche come spesso è da tenere in conto la possibile insorgenza di situazioni e di indicazioni da parte dei docenti non sempre chiare, in risposta alle quali però i genitori hanno il diritto di chiedere spiegazioni. Dall’altra parte troveranno tutta la disponibilità al dialogo e allo scambio. Riassumendo consiglio: serenità, fiducia e collaborazione da entrambi i lati".
    Gli studenti spesso temono questo confronto: cosa si sente dirgli?
    "Agli studenti mi sento di porre un invito alla consapevolezza e alla responsabilità. Le sciocchezze che vengono in mente talvolta danneggiano solamente sé stessi, quindi anche se al momento sembra di essere riusciti a prendere in giro il professore, dovrebbero invece rendersi conto di chi stanno realmente prendendo in giro. Inoltre dovrebbero anche riflettere su cosa gli insegnanti potrebbero riferire ai loro genitori. Quindi invito i ragazzi alla responsabilità, alla consapevolezza e all’onestà con sé stessi e con i propri genitori. Anche perché se si è compiuto qualcosa è ovvio che prima o poi verrà riferito ai genitori, è bene cercare di non intendere mai l’occasione della distanza come occasione per sotterfugi, scopiazzamenti e vari meccanismi che ben conosciamo. Meglio concentrarsi sulle cose importanti e di non perdere tempo ma di metterlo a frutto".

    Con le mascherine: riflessioni di due dirigenti scolastici
    Di redazione  (
    Cristina Costarelli e Giovanni Cogliandro hanno inviato alla redazione di Orizzonte Scuola una riflessione sull’utilizzo della mascherina in classe“Dopo questi mesi, anzi, un anno ormai, di emergenza sanitaria, tutta l’antropologia relazionale sottesa all’insegnamento appare modificata, non solo per la lunga esperienza della didattica a distanza. Questa continua e radicale modifica ha avuto effetti nel nostro lessico quotidiano, nelle disposizioni personali e collettive, nelle attese, nei timori e nella creatività.La nostalgia dello stare in classe si è concretizzata negli sguardi, interrogativi e reciproci tra studenti e docenti, cercati negli schermi nel lungo intermezzo della DAD (che per alcune scuole di certo ancora non si è concluso). Lo stare in classe anche quando è possibile al 100% delle classi di una scuola, cioè negli istituti del primo ciclo d’istruzione, è segnata dalla presenza irrinunciabile della mascherina.A volte ci chiediamo, in un momento di pausa o di sospensione dei normali pensieri legati alla quotidianità, come ci siamo abituati a questo oggetto. La maschera ci protegge, preserva noi e gli altri dal pericolo di contrarre l’infezione così pericolosa, ci nasconde buona parte del volto.Il volto per la filosofia del XX. secolo è stato l’epifania dell’alterità, un’alterità sempre nuova e non riducibile al medesimo, il mostrarsi del diverso, la possibilità dell’incontro. Il volto si riduce in questi mesi allo sguardo, che traspare sopra i contorni delle mascherine.La scuola attraverso gli occhi è una scuola che purtroppo si trova nelle condizioni di dover lasciare da parte il volto e la mimica facciale ma ci fa concentrare su questo spazio in cui le emozioni ristagnano, fioriscono, danzano, vogliono comunque manifestarsi.Con singolare ironia non cercata è noto che persona significa maschera del teatro classico, e questi volti mascherati, accerchiati, costretti nella maschera ci dicono l’eccedenza della persona proprio in quello che la contiene.Lontananza e vicinanza sono i due poli di una diade che ha influenzato e continuerà a influenzare l’esperienza scuola, rendendo contigue la paura di perdere e la gioia di fruire un darsi che non può più essere dato per scontato.Ripartire dal volto, un volto che eccede la maschera e mostra l’essere persona che non vuole lasciarsi costringere oltre il necessario ma mostra che la relazionalità essenziale al volto non potrà essere soppressa. Ripartire quindi dallo sguardo e dal dialogo, così fondamentali nel consentire lo scambio di parole e lo scambio preverbale che fornisce quel supporto emotivo a ciò che si vuole significare e che viene perso negli scambi scritti fintamente dialogici che affannano le menti e distolgono dall’autenticitàQuesto riteniamo essere il compito di una scuola che si vuole comunità di persone, comunità dialogante, e per questo educante, comunità che accetta ma non si lascia contenere alla sua condizione di essere popolata di persone con le mascherine.Gli sguardi rimandano ai volti, specchio dell’altro e dell’incontro quotidiano in tutta la sua ricchezza emozionale, continua meraviglia dello scoprirsi e dello scoprire insieme.”

    CRONACA 15 FEB 2021 - 8:45
    Allungamento calendario scolastico, Costarelli: “Occorre fare delle
    scelte ben precise e ripensare la didattica”

    Di redazione

    La dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Newton” di Roma, Cristina Costarelli, riflette sulla possiiblità di prolungare il calendario scolastico.
    “L’ipotesi di prosecuzione delle lezioni dopo l’8 giugno ha scaldato gli animi nel mondo della scuola in questi ultimi giorni. Si tratta di una questione complessa che va analizzata partendo dalle situazioni concrete delle scuole: di seguito alcuni spunti per ragionare”, afferma la vice presidente dell’ANP Lazio.
    Poi aggiunge: “Per pensare di stare a scuola fino alla fine di giugno bisogna sicuramente prevedere una risposta a queste difficoltà”
    ·         Ricalendarizzare gli esami di primo ciclo e maturità: i docenti sono gli stessi nelle commissioni e per le classi.
    ·         Provvedere alla climatizzazione delle aule: già a maggio, nella maggior parte degli edifici scolastici, le temperature iniziano a superare i 30 gradi.
    ·         Stanziare fondi per i docenti che possono dare disponibilità su base volontaria, visto che alla data dell’8 giugno avranno corrisposto agli obblighi contrattuali.
    ·         Prevedere lo svolgimento di tali attività in forma laboratoriale e innovativa affinché abbiano senso didattico.
    ·         Bisogna anche chiarire la finalità di queste attività: si tratta di recupero di carenze? Di potenziamento? Attività obbligatorie per tutti gli studenti? Perché se si tratta di recupero, da decenni si organizzano corsi nel periodo estivo, quindi da questo punto di vista nulla di nuovo.
    ·         Si possono pensare come corsi a distanza, ma avrebbe senso recuperare a distanza le difficoltà createsi per la maggior parte proprio in DAD?
    “Deve essere chiaro che affrontare questo argomento non significa dire, o solo pensare, che docenti e studenti abbiano lavorato di meno in questo difficile anno scolastico: hanno tutti lavorato di più e nelle condizioni peggiori che si siano mai viste nella storia post-bellica. Non si è perso tempo: il tempo è stato utilizzato in modo diverso. Molto tempo è stato speso per gli imprevisti legati all’emergenza sanitaria, per le connettività precarie, per passare continuamente dalla distanza alla presenza e viceversa. Si è lavorato meno sui contenuti, i “programmi” non saranno tutti completati; ma si è lavorato su nuovi aspetti di competenza, sulla gestione di fragilità emotive e relazionali, sulla rimodulazione della vita dei giovani in una dimensione nuova e sconosciuta per tutti“, continua.
    Costarelli, poi, ribadisce: “Il fatto che le programmazioni non vengano completate ha delle ripercussioni, indubbiamente: in misura maggiore nelle classi d’esame, in particolare per gli studenti che si proiettano verso l’università e il mondo del lavoro. Ma è importante anche chiedersi se prolungare la scuola di 20 giorni a giugno sia davvero la soluzione al problema”.
    Infine sottolinea: “Alla luce di questo quadro nessuna pretesa di dare risposte, giusto una ipotesi: che sia necessario, per questi anni scolastici del Covid, ragionare secondo le parole di E. Morin di “testa ben fatta”, invece che di “testa ben piena”?  Difficile immaginare che in un periodo in cui il mondo intero ha visto uno sconvolgimento generale, la scuola possa garantire gli stessi esiti di degli anni precedenti. Forse occorre rivedere anche gli obiettivi da raggiungere, fare scelte e concentrarsi sui nuclei e le competenze fondanti, oltre che ripensare la didattica, come si è visto e si vede ancora necessario”.

    Cristina Costarelli, vicepresidente dell’ANP Roma,  ha parlato al quotidiano Il Tempo a margine dell’ultimo tavolo  operativo prima della riapertura delle secondarie di secondo grado  prevista il 7 gennaio: “Come Associazione Nazionale Presidi abbiamo  apprezzato quanto emerso dal tavolo operativo con l’assessore regionale  alla Scuola Claudio Di Beradino e l’Ufficio scolastico regionale,  accogliamo favorevolmente l’apertura alle nostre richieste che in larga  parte coincidono con quelle di tutte le organizzazioni sindacali del  comparto scuola e confederali presenti. Restiamo contrari alle due fasce  orarie rigide di ingresso stabilite, che non vanno di certo incontro  all’autonomia delle scuole. Rimangono aperti poi diversi problemi:  attendiamo di visionare il piano trasporti. Rimangono criticità anche  sul fronte sanitario? Adesso che ripartiamo a pieno carico, anche se  inizialmente al 50% in presenza, con i dati dei contagi che si rialzano  siamo decisamente preoccupati sulla questione del tracciamento dei  tamponi da parte delle Asl. Non si sa se partiranno in forma estensiva. È  per questo che abbiamo chiesto misure più intense per le scuole, come  drive-in dedicati e risposte immediate dalle comunicazioni dei casi di  positività (…)”.

    ROMA – I primi banchi monoposto sono arrivati a Roma,  al liceo scientifico Newton. “Oggi abbiamo ricevuto un lotto di 500  banchi che avevamo ordinato a inizio luglio- dichiara all’agenzia di  stampa Dire la dirigente scolastica Cristina Costarelli- abbiamo giocato d’anticipo sfruttando i fondi del decreto Rilancio.
    Dei 37mila euro ricevuti ne abbiamo destinati poco più della metà,  20mila euro, all’acquisto dei banchi monoposto. Sono 380 banchi  rettangolari tradizionali e 120 trapezoidali di quelli che si possono  disporre a isole”.
    Non sono i banchi monoposto con le rotelle per “una questione di  economicità- continua la preside- con 20mila euro ne abbiamo acquistati  500, mentre se ci fossimo spostati sull’altra tipologia ne avremmo  acquistati un quarto”.
    Gli alunni sono 1.100 e anche per questo la richiesta di altri banchi  è già partita: “Ne abbiamo richiesto altri 300 tradizionali e 80 sedute  innovative, alcuni monoposto già li avevamo e se arriveranno questi  ulteriori dal ministero saremo coperti”.
    Sugli spazi “siamo stretti- ci tiene a sottolineare- perché abbiamo  aule piccole e gli alunni per classe sono numerosi, viaggiamo con una  media di 25-30 alunni per classe nonostante le aule ne possano contenere  20. Per questo abbiamo optato per mantenere 1 giorno su 6 di didattica a  distanza, quindi 1 giorno su 6 una classe rimarrà a casa, liberando  degli ambienti in cui poter dislocare gli studenti in presenza.
    Ovviamente i locali vanno in parallelo con i docenti per questo fra  le richieste che i presidi fanno da tempo c’è quello di poter allargare  il corpo docenti”.
    Proprio ora che arrivano i banchi torna alla ribalta la posizione del  professor Alessandro Miani, presidente della Sima, la Società italiana  di medicina ambientale, che evidenzia come il vero problema non sono i  banchi monoposto quanto il ricambio d’aria. “L’aspetto peggiore di  questo periodo- ci confida con un sorriso la preside – è la situazione  di incertezza in cui viviamo.
    Daremmo anche dei soldi per avere un punto, per sapere. Naturalmente è  comprensibile l’incertezza dipende poi dalle situazioni epidemiologiche  e comprendiamo che non c’è la cattiva volontà di nessuno, ma per noi  diventa faticoso perché rischiamo di costruire dei meccanismi e delle  strutture che poi al 10 settembre ci viene detto ‘avete giocato, ora  smontate tutto’ e questa è la cosa peggiore”.
    L’OCCUPAZIONE AI TEMPI DEL COVID
    Ai nostri ragazzi manifestanti, in occupazione o con intenzione di farlo, è necessario ricordare alcune riflessioni
    - la prima: non esiste una sicurezza assoluta in nessun campo ed in nessun momento dell’attività umana. La vita stessa è una malattia mortale, visto il suo esito obbligato. Esistono solo sicurezze relative, fatte di misure di prevenzione, di prudenza nei comportamenti, di prevalere della ragionevolezza sugli impulsi. Per esempio, è molto più pericoloso un sabato sera in discoteca, con il tragico corollario di incidenti sulla via di casa, che una settimana a scuola con mascherine, gel igienizzanti, finestre aperte e distanziamento rigoroso. E quindi chiedere la sicurezza di non ammalarsi a scuola è come chiedere di non soffrire per amore, di non aver mai un incidente stradale, di non misurarsi mai con l’insuccesso: uno stato d’animo, comprensibile, con cui si può solidarizzare sul piano emotivo, ma non una base di trattativa;
    - la seconda, assai più importante: forme di protesta come le improvvisate assemblee, le autogestioni e, ancor peggio, le occupazioni sono il modo migliore per correre quei rischi contro cui, a parole, si chiede di essere protetti. Il virus è indifferente alle motivazioni delle persone che colpisce: è solo sensibile alle distanze (più sono ridotte, meglio può “saltare” dall’uno all’altro); ai comportamenti (non portare la mascherina o portarla abbassata nella foga delle discussioni); alle imprudenze (promiscuità nell’uso di oggetti – per esempio i megafoni così di moda in queste circostanze). Rivendicare il diritto alla sicurezza assumendo comportamenti che implicitamente la negano non è un diritto soggettivo: è un atto di inconsapevolezza che, in altri momenti, può far sorridere gli adulti. Ma, in questo momento, non può e non deve essere sottovalutato.
    Le occupazioni rischiano di diventare altrettanti focolai di contagio: focolai che, purtroppo, si estenderanno ai loro compagni quando la scuola riprenderà, e poi a ritroso alle famiglie dei loro protagonisti, ai loro vicini, a quelli che prenderanno l’autobus con loro.
    Da marzo 2020 abbiamo accettato che perfino libertà fondamentali, iscritte nella Costituzione – come quella di libero movimento – venissero compresse: il tutto per accelerare la fine dell’incubo e l’uscita dal tunnel. Adesso che, forse, qualche barlume di miglioramento si intravede, non possiamo regalarlo all’incoscienza ed alla irresponsabilità di pochi. E allora, chi ha il dovere e il potere per imporre il rispetto delle regole lo faccia senza ulteriori indugi.
    Altrimenti – oltre al rischio di una pesante ricaduta nella diffusione del contagio – passerà un messaggio dei più diseducativi e devastanti per una comunità: che lo Stato può chiedere sacrifici anche estremi e pesanti ai suoi cittadini finché questi lo rispettano; ma che, quando qualcuno non ne rispetta la leggi appellandosi ad una presunta extraterritorialità, lo Stato sta a guardare.
    Ci sarà tempo per giocare alle occupazioni, quando tutto questo sarà finito. E saremo anche disposti a tollerarlo allora, come abbiamo fatto in passato, perché la crescita passa anche attraverso gli errori. Ma adesso, no. A nessuno può essere consentito di operare per distruggere, neppure involontariamente, la vita degli altri e il tessuto sociale di cui fa parte.
    Iscrizioni 2021-2022, boom per i licei, calo dei tecnici: i motivi.
    Le parole di una dirigente scolastica di Roma
    ORIZZONTESCUOLA.IT  
    I dati delle iscrizioni per l’anno scolastico 2021-2022 sono stati resi noti nei giorni scorsi. A Orizzonte Scuola, la dirigente scolastica del Liceo Scientifico “Newton” di Roma, Cristina Costarelli, commenta i dati del Lazio.“I dati delle iscrizioni per il 2021-2022 segnano un ulteriore incremento della scelta per i licei che raccolgono più del 50% delle preferenze. Un dato che nel Lazio raggiunge il 72,1% e non è una buona notizia”, afferma
    Poi Costarelli entra nello specifico:
    “Le motivazioni sono diverse, con conseguenti difficoltà per gli studenti nell’immediato del percorso scolastico e per il loro futuro.  Le decisioni sono spesso condizionate dal presupposto insuperato che solo i licei siano “scuole buone” e formative, secondo un pregiudizio di stampo gentiliano e classicistico per cui le discipline tecnico-pratiche siano di rango inferiore rispetto a quelle “culturali e teoriche”. Il lavoro di orientamento tende più alla conoscenza degli indirizzi e delle scuole che non ad una riflessione vocazionale sulle reali attitudini dei ragazzi; c’è l’ansia di scegliere la scuola più che di capire quale sia il percorso migliore per ciascuno di loro, anche se su questo aspetto l’attenzione va migliorando. I consigli orientativi delle “scuole medie” restano spesso inascoltati da parte delle famiglie. È ancora carente una diffusa e approfondita conoscenza dei percorsi tecnici e professionali, con i relativi sbocchi lavorativi”.“Il tutto quest’anno è stato aggravato dalla pandemia che, costringendo agli open day a distanza e a ai tour virtuali, ha reso più difficile la fase di avvicinamento e conoscenza delle scuole superiori, oltre a tempi di iscrizione forse troppo anticipati (chiusura il 25 gennaio, mentre pochi anni fa si arrivava a tutto febbraio)”, aggiunge Costarelli.
    “Purtroppo una scelta sbagliata, affrettata e non ponderata apre le porte alla frustrazione dei primi anni di scuola superiore, alla dispersione scolastica e al conseguente aumento di giovani Neet – che non studiano né si formano e non hanno un’occupazione. A Roma stessa e nel Lazio ci sono aziende che cercano tecnici e professionisti appena usciti da scuola per introdurli nel mondo del lavoro, ma l’offerta di giovani preparati non riesce ad accontentare la domanda; di contro abbiamo università popolate di un certo numero di studenti che difficilmente arriveranno alla laurea”, conclude la dirigente scolastica.
    Pagelle al tempo della Dad, come si regolano le scuole?
    Risponde la preside
    4 febbraio 2021
    Di Lucilla Tomassi
    Nonostante la crisi di governo che sta tenendo in ostaggio le prime pagine di tutti i quotidiani, in questo periodo studenti e genitori hanno un’altra grave incombenza: le pagelle di fine primo quadrimestre. Tra Dad, turni, ingressi scaglionati e presenza al 50% questa prima parte dell’anno scolastico è stata una vera e propria sfida, sia per i ragazzi che per i professori: ma come si saranno comportati questi ultimi nel dare i voti al momento degli scrutini? E come consultare la tanto temuta pagella? L’abbiamo chiesto a Cristina Costarelli, la Dirigente scolastica del liceo scientifico Newton di Roma, che ha fugato ogni dubbio riguardo valutazioni, Dad e come tutte queste difficoltà sono state affrontate in questi mesi.

    Preside, come si arriva al voto in pagella in un periodo in cui molti studenti hanno passato diverse settimane presenti a scuola solo in digitale?
    "Rispetto al voto in pagella del primo periodo, dietro all’espressione di questo voto ci sono delle griglie di valutazione che hanno predisposto le scuole e sono nei piani dell’offerta formativa. Si tratta di schede in cui si tiene conto sia della parte che gli studenti hanno frequentato in presenza sia della parte a distanza. Quindi, fino a ottobre, in presenza, si tiene conto di quello che è avvenuto in quel periodo. Per quanto riguarda il periodo a distanza, ci sono gli stessi criteri rispetto agli obiettivi della progettazione, ma si tiene conto anche degli aspetti aggiuntivi specifici della didattica a distanza, come la responsabilità, l’impegno, la modalità diversa di predisposizione degli elaborati. In sintesi, va ricordato sempre che il voto che si trova nella scheda del primo quadrimestre non è mai la media aritmetica dei voti delle prove. Il voto della singola prova è il voto di quella prestazione, mentre la valutazione che si trova nella pagella del primo quadrimestre tiene conto anche di un percorso fatto dallo studente da un punto di partenza a un punto d’arrivo".

    Quali sono stati i modi più comuni per verificare la preparazione degli studenti?"Per verificare la preparazione degli studenti, in presenza sono state usate le modalità consuete (scritte, orali e, per le materie che lo richiedono, pratiche), mentre a distanza sono state utilizzate prove a tempo, test, elaborati, prove da realizzare autonomamente a casa e poi inviare al professore. Nella fase di didattica a distanza c’è una maggior varietà di prove, in modo tale da poter avere più elementi per esprimere una valutazione, perché chiaramente la distanza rende questa valutazione un po’ più difficile".

    Visto il periodo, saranno prese in considerazione durante gli scrutini eventuali problematiche legate alla Dad?"Per quanto riguarda le problematiche legate alla Dad, sicuramente se ne tiene conto in questo periodo. Le valutazioni, soprattutto quelle un po’ più negative, vengono anche ammorbidite".

    E' possibile che uno studente si veda assegnare un 'non classificato' perché non ha avuto gli strumenti per frequentare in Dad?"In primis tutte le scuole hanno fornito strumenti a tutti coloro che ne avevano bisogno, sia in termini di device sia in termini di chiavetta per la connessione. Se addirittura le difficoltà fossero state insuperabili, si poteva anche prevedere che i ragazzi venissero a scuola. Sappiamo che per i ragazzi con DSA era possibile ed è sempre stata permessa la frequenza. Quindi la risposta è assolutamente no: nessuno ha mai avuto un 'non classificato' per non aver avuto gli strumenti".

    Complessivamente, nella sua scuola il rendimento, e quindi i voti, degli alunni hanno risentito del ricorso prolungato alla DaD al 100%?"Nella scuola nella quale sono dirigente il percorso in Dad ha determinato qualche lieve scostamento dagli anni precedenti. Da uno sguardo complessivo sicuramente ci sono state meno insufficienze gravi, proprio perché si è tenuto conto di queste difficoltà e soprattutto per quanto riguarda gli studenti del primo anno, ma in modo residuale si è osservata questa differenza".

    Sono previsti corsi di recupero in caso di insufficienze? Come si stanno organizzando le scuole?"Ove ci siano delle insufficienze, le scuole si stanno organizzando in varie modalità, già attuate in passato. In molte scuole si prevedono una o due settimane in cui si definisce questo periodo come sospensione della didattica, si ferma l’avanzamento del programma del percorso annuale e ci si concentra sul recupero di classe: nel senso che è un recupero di gruppo per chi ha delle difficoltà, ma anche un approfondimento, un potenziamento per tutta la classe. Poi si prevedono corsi di recupero pomeridiani, oppure degli sportelli di recupero a richiesta. Le modalità per venire incontro alle difficoltà dei ragazzi sono numerose".

    La "consegna" delle pagelle avverrà in maniera differente rispetto al passato a causa della pandemia?
    "Rispetto alla consegna delle pagelle non ci sono differenze: perché già da diversi anni non avveniva una consegna fisica delle pagelle, ma la visualizzazione della scheda di valutazione avviene tramite il registro elettronico, quindi nessuna novità rispetto agli anni precedenti".

    In generale, i tradizionali colloqui scuola famiglia come si sono svolti fino a questo momento?"In riferimento ai colloqui scuola-famiglia, anche qui le modalità hanno tenuto conto della distanza. Si è partiti da scambi via mail tra i genitori e i professori oppure contatti telefonici. Inoltre, più diffuse e anche più gradite soprattutto dai genitori sono le videocall attraverso il sistema di prenotazione del registro elettronico, ormai ben collaudato. Il genitore prenota un colloquio e automaticamente il sistema genera un link che indirizza alla videocall".

    Un’ultima considerazione sulla situazione di questi ultimi mesi?"Attenzione a non far passare l’idea che siccome si tiene conto delle difficoltà della didattica a distanza significa che il percorso sia più facile, che ci siano degli sconti e che i ragazzi debbano lavorare di meno. Perché è un po’ questo il rischio: nel momento in cui si dice 'ok cerchiamo di essere più comprensivi' è facile che passi il messaggio 'ok allora possiamo rilassarci, i ragazzi possono studiare di meno'. Ecco, non è così. Perché comunque le richieste in termini di obiettivi sono le stesse. Il fatto che qualche argomento, qualche contenuto, non possa svolgersi regolarmente non significa che comunque non ci sia l’attenzione ai cosiddetti nuclei fondamentali delle discipline. Quindi i punti centrali e fondamentali delle programmazioni si svolgono in ogni caso. Certamente questo periodo, che alterna lezioni a distanza e in presenza, porta a dover cercare continuamente nuovi equilibri e costringe a ridurre in qualcosa i contenuti, ma non gli obiettivi e le competenze fondamentali".
    CRISTINA COSTARELLI
    info@cristinacostarelli.it
    cristina.costarelli.anp@gmail.com

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